Giacomo04

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Indice - Seconda parte - Quarta parte


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[edit] Resistere alle tentazioni

La sostanza e la qualità della nostra fede viene messa alla prova dalle innumerevoli circostanze in cui ci troviamo nella nostra vita. Sono le prove di varia natura, infatti, che non solo certificano l'autenticità della nostra professione della fede cristiana, ma anche ci rafforzano in vista di maggiori imprese.

L'apostolo Giacomo sviluppa il tema della prova nella vita dei cristiani trattando di molte circostanze in cui come cristiani siamo provati, dandoci nel contempo, innumerevoli preziosi insegnamenti.

Abbiamo visto negli studi precedenti le prove in cui si incorre nell’afflizione, poi quelle che subentrano a causa delle nostre condizioni economiche e sociali, sia di povertà come di ricchezza. Il Signore Iddio, oggi, attraverso la lettera di Giacomo, ci parla delle prove in cui incorriamo quando subiamo tentazioni a fare ciò che a Dio dispiace pensando che la cosa ci sia di vantaggio e profitto. Le tentazioni di trasgredire ciò che Dio per noi ha disposto, infatti, sono una costante realtà in questo mondo ed anche il cristiano impegnato certamente non ne è esente, come dimostra lo stesso Gesù che: “è stato tentato come noi in ogni cosa, senza commettere peccato” (Ebrei 4:15). Dobbiamo imparare che la volontà rivelata di Dio è sempre per noi la miglior cosa che noi potremmo fare, per noi stessi e per gli altri, per quanto ardua possa essere all’inizio. Sicuramente la via dell’ubbidienza alla Parola di Dio non è sempre la più facile, ma è la migliore in assoluto. Il testo biblico

Leggiamo prima di tutto il testo come si trova al capitolo 1 dal versetto 13 al 18.

“Nessuno, quand'è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno; invece ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce. Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto produce la morte Non v'ingannate, fratelli miei carissimi; ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c'è variazione né ombra di mutamento. Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola di verità, affinché in qualche modo siamo le primizie delle sue creature” (Giacomo 1:13-18).

[edit] Prendersi le proprie responsabilità

Uno degli atteggiamenti più tipici della natura umana è quello di scaricare le proprie responsabilità sugli altri. Pare che ...non sia mai colpa nostra! È sempre colpa di qualcun altro! Troviamo sempre delle scuse, giustifichiamo i nostri errori e siamo molto “creativi” nel farlo...

È la tipica dinamica del peccato così come ce la presenta la Bibbia. La vediamo già dal principio nello stesso giardino dell’Eden. Quando, infatti, Adamo viene posto di fronte alle responsabilità della sua disubbidienza, egli risponde: «La donna che tu mi hai messa accanto, è lei che mi ha dato del frutto dell'albero, e io ne ho mangiato». Quando poi il Signore chiede ad Eva: «Perché hai fatto questo?», la donna risponde: «Il serpente mi ha ingannata e io ne ho mangiato» (Genesi 3:12-13). Eva dà la colpa a Satana. Adamo dà la colpa alla donna, ma egli di fatto incolpa Dio. È esattamente ciò che accade oggi.

È forse Dio il responsabile ultimo delle nostre tentazioni e del peccato? Così sembrano affermare molti per giustificarsi. La lettera di Giacomo contesta queste insinuazioni fornendoci argomenti e prove del fatto che Dio non è responsabile per le nostre tentazioni né per la nostra debolezza nel soccombere al peccato. Giacomo qui spiega la natura del male con la sua dinamica, la natura dell’essere umano, la natura della concupiscenza e la natura di Dio stesso.

[edit] Chiariamo i termini

Vediamo prima di tutto che cosa voglia dire peccato e tentazione e poi analizzeremo il testo.

Peccato. Secondo l’insegnamento biblico, il peccato è la trasgressione con il pensiero, le parole o le opere della volontà di Dio espressa dalla Sua legge . Quando siamo nati, abbiamo ereditato da Adamo la carne con la sua propensione al peccato.

La parola che meglio caratterizza il peccato - la “carnalità”, la nostra natura umana decaduta - è "egoismo". Il peccato di Adamo, infatti, era quello di incentrarsi sulla sua propria volontà ed interessi apparenti contro quelli di Dio. Quello è stato da allora sempre la sostanza del peccato. Gesù mette in chiaro come il problema di base dell’essere umano non si trovi al di fuori di noi, ma dentro di noi. Quando veniamo rigenerati spiritualmente e ci viene dato "un nuovo cuore", Dio infrange la spirale del peccato e ne paga il prezzo in Cristo. Tanto è grande l’influenza di ciò che la Bibbia chiama “carne” che l’inclinazione verso ciò che Dio considera un male rimane anche nel credente durante tutta la sua vita terrena- L’apostolo scrive: “Io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene; poiché in me si trova il volere, ma il modo di compiere il bene, no” (Romani 7:18). Dobbiamo, così, mortificarla, resistendo alle tentazioni. È quello che già Dio diceva a Caino: “Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto? Se agisci bene, non rialzerai il volto? Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!»” (Genesi 4:6-7).

La tentazione. Il termine greco che traduciamo “tentazione”, vale a dire, peirasmos (il sostantivo del verbo tradotto con "tentato") ha lo stesso significato di provare, sottoporre ad un test, saggiare, e può avete connotazioni sia positive che negative a seconda del contesto in cui è usato. In Giacomo 1:12 questa parola è usata nel senso di prova, sottoporre ad un test. In questo testo, però (13,14), l’idea è chiaramente quella di tentazione, la sollecitazione a fare il male. Il concetto di “prova” e di “tentazione”, infatti, spesso si confondono, essendo la tentazione definita come: prova a cui viene sottoposto il cristiano per conoscerne la capacità di sottostare alla legge morale e rafforzarlo, sia come stimolo o invito a compiere azioni moralmente cattive. Qui Giacomo, con “tentazione” sottolinea soprattutto il modo in cui vi risponde la persona. Se un credente risponde con ubbidienza alla Parola di Dio, egli potrà superare questa prova con successo; se egli vi soccombe nella carne, mettendo in dubbio la bontà di Dio e disobbedendogli, egli è tentato a peccare. Una giusta risposta conduce alla perseveranza, alla giustizia, ed alla sapienza. Una risposta errata conduce al peccato con le sue inevitabili conseguenze.

[edit] L’insegnamento del testo

Esaminiamo, così, uno per uno questi versetti:

(13) Nessuno, quand'è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno;

“Dio non può essere tentato dal male”. In Dio non vi sono passioni malvagie da soddisfare come vi sono in noi perché Egli è assolutamente santo in tutto quello che è e che fa; in Lui non v’è carenza di potere: non avrebbe senso cercare ingannevolmente di persuaderlo ad avere quel che non ha. Egli non manca di nulla, perché Lui ha risorse infinite che sono ora a Sua disposizione. Egli non manca certo nemmeno di soddisfazioni tanto da volerne cercare presso fonti che già non siano in Suo possesso. Nulla, quindi, potrebbe essere presentato alla mente di Dio per indurlo a fare del male.

“...ed Egli stesso non tenta nessuno”. Egli non induce mai nessuno in tentazione. E’ errata la traduzione di quella frase del “Padre nostro” che dice: “Non indurci in tentazione”. Di fatto la preghiera chiede a Dio di essere liberato dalle occasioni di tentazione. Dio non mette delle trappole di fronte a noi per indurci a fare il male, neanche per “provarci”. L’affermazione di Giacomo è molto importante e si contrappone alle innumerevoli accuse che costantemente Gli provengono dall’uomo. La natura di Dio è santa e priva di iniquità. Egli non si rallegra del peccato, ma lo odia e lo aborre. Non può commettere il male perché andrebbe contro la Sua natura e le Sue perfezioni. Nessuno, infatti, potrebbe tentare qualcuno a peccare a meno che non fosse egli stesso già peccaminoso e si rallegrasse nel peccato e in coloro che lo commettono. Dio, a causa della Sua natura santa non vuole e non farà mai ciò che è male, né è vulnerabilità al male. E’ Lui stesso che definisce ciò che è bene e vi si attiene con coerenza.

Certamente Dio, nei Suoi progetti complessivi per il creato ha reso possibili le tentazioni (nulla avviene che Egli non abbia reso possibile), ma Egli ha promesso di non permetterne più di quante i credenti ne possano sopportare e non senza provvederne una via d’uscita. Gli autentici credenti se ne avvalgono o, se vi cadono, a suo tempo se ne ravvedono.

(14) “invece ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce”.

"lo attrae" è il termine che un tempo veniva usato per descrivere il cacciatore che tenta di far cadere la sua preda in trappola. Come l’esca serve per attirare il pesce verso la sua morte, la tentazione promette qualcosa di buono che, di fatto, è dannoso.

"Concupiscenza" il forte desiderio dell'animo umano a godere o acquisire qualcosa per soddisfare la carne, una brama ardente, desiderio appassionato, soprattutto di piaceri fisici, corporali, avidità d’altri oggetti, di lodi, di ricchezze, di guadagni. La natura decaduta dell'essere umano ha la propensione a desiderare fortemente qualunque cosa il peccato possa soddisfare. La concupiscenza assume caratteri diversi per ciascuna persona come risultato di tendenze ereditarie, educazione e scelte personali. Questi desideri sono l'agente diretto o causa del proprio peccare. Gesù, infatti, disse: “È quello che esce dall'uomo che contamina l'uomo; perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive escono dal di dentro e contaminano l'uomo” (Marco 7:20-23).

(15) Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte.

Il peccato qui è descritto non soltanto come un atto spontaneo, ma il risultato di un processo a cui si acconsente. Esso corrisponde ad una dinamica, ad una successione di momenti diversi che diventano inevitabili per chi consapevolmente non li blocca. Giacomo fa qui uso dello stesso linguaggio usato per il concepimento, formazione e nascita di una creatura. Giacomo, personifica in questo modo la tentazione e mostra come essa possa seguire una sequenza simile e produca il peccato con tutte le sur fatali conseguenze.

La sequenza di cui parla Giacomo potrebbe paragonarsi a come si cattura un pesce. L’esca nella quale si nasconde l’amo acuminato legato al filo della canna del pescatore seduce l’ignaro pesce prospettandogli una leccornia. Non appena il pesce abbocca, l’amo lo uncina irreparabilmente ed il pescatore lo tira così su destinandolo alla morte e a diventare esso stesso un pasto. Sebbene per l’azione preservante di Dio, per il credente, il peccato non risulti in morte spirituale, esso potrebbe ben condurre, in determinate circostanze a danneggiare gravemente la sua salute e, nei casi più gravi, produrre persino la sua morte fisica.

(16) “Non v'ingannate, fratelli miei carissimi”.

L’esortazione è qui a non cadere in errori cognitivi, ad essere coerenti nella nostra concezione di Dio, quella che ci è stata rivelata, a non lasciarci trarre in inganno da concezioni errate su Dio che non corrispondano a quanto Egli ha rivelato di Sé stesso nella Sua Parola. Sì, attenzione a non lasciarci deviare su argomentazioni che, per quanto possano apparire logiche, sono fallaci. I cristiani non devono fare l'errore di dare la colpa a Dio per i loro peccati, piuttosto che a sé stessi.

(17) “ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre degli astri luminosi presso il quale non c'è variazione né ombra di mutamento”.

La verità è che da Dio possiamo aspettarci solo cose buone.,Qui Giacomo fa uso di due diverse parole greche che significano "dono" che mettono in rilievo la perfezione e l'inclusività della grazia di Dio. La prima definisce l'atto del donare e la seconda l'oggetto donato. Tutto ciò che riguarda il divino donare è adeguato, completo e benefico.

"Padre degli astri luminosi" è un'antica espressione ebraica che indica Dio Creatore. Gli astri luminosi sono il sole, la luna e le stelle.

"... non c'è variazione né ombra di mutamento". Dalla nostra prospettiva, i corpi celesti hanno diverse fasi di rotazione e movimento, cambiano dal giorno alla notte e variano di intensità ed ombra, ma Dio non segue quel modello: Egli non cambia. Egli è costante e coerente con Sé stesso, sempre. Il Dio vero e vivente non è un dio capriccioso come le religioni di questo mondo si immaginano, ma di assoluta costanza nell’essere quello che Egli rivela di essere.

Gli autentici cristiani possiamo resistere alle tentazioni perché, in quanto tali, Egli li ha rigenerati spiritualmente (ha donato loro una nuova natura) e li incammina sulla via della santificazione verso l’obiettivo della glorificazione finale. Lungo quella via persino le “cadute accidentali” nella tentazione, non possono che essere funzionali alla stessa santificazione, allorché, quando cadiamo Egli ci rimette in piedi ed in cammino, ora maggiormente attenti a ...dove mettiamo i piedi, dove andiamo e con chi ci accompagnamo.

Difatti, dice il versetto 18: “Egli ha voluto generarci secondo la sua volontà mediante la parola di verità, affinché in qualche modo siamo le primizie delle sue creature”.

[edit] Conclusione

La rigenerazione spirituale non è solo un desiderio, ma un'attiva espressione della volontà di Dio che Egli ha la capacità di realizzare e realizza nel credente che, anzi, è credente proprio in virtù di quella rigenerazione. La sovrana volontà di Dio è la fonte di questa nuova vita. Dio rigenera i peccatori attraverso la potenza della Sua Parola e l’azione efficace dello Spirito Santo che è loro donato, tanto che i cristiani rigenerati diventano le primizie, i primi frutti della nuova creazione.

Quando una persona diventa cristiana, Dio gli dà una capacità morale e spirituale completamente nuova che una mente indipendentemente da Cristo non potrebbe mai raggiungere. La nuova nascita è risultato della sovranità di Dio che opera nel peccatore eletto e che, con la Sua grazia, lo purifica attraverso l’azione del Suo Spirito. Egli viene portato a rivestire l'uomo nuovo che è creato a immagine di Dio nella giustizia e nella santità che procedono dalla verità" (Efesini 4:24).

Si racconta che dopo la conversione del grande Agostino, una donna con la quale aveva in precedenza convissuto, lo vede in strada mentre stava passando e lo chiama, ma lui non risponde. Persiste a chiamarlo, e poi. non ricevendo risposta gli si avvicina e gli dice: "Ma Agostino, sono io!". Al che egli replica: "Lo so che sei tu, ma sono io che non sono più io!".

Credo che questa sia la migliore conclusione di ciò che Dio, attraverso l’apostolo Giacomo, vuole dirci sul tema della tentazione

[edit] Domande per la discussione

  • Che cosa impariamo sulla natura di Dio in questo brano? (vv. 13, 17).
  • Descrivete la progressione dalla tentazione al peccato.
  • Giacomo ammonisce i suoi lettori a non farsi ingannare. In che modo possiamo farci ingannare quando si tratta della tentazione?
  • Che cosa intende dire Giacomo quando dice che in Dio non c’è variazione o ombra di mutamento? (v. 17).
  • Un testo di ulteriore approfondimento ci può chiarire altre cose sull’argomento. Quali sono i punti principali dell’argomentazione di Paolo in Romani 7:8-25 sulla lotta interiore in cui tutti i cristiani sono ingaggiati fra l’attrazione al male ed il desiderio di onorare Dio attraverso una vita giusta che onori Dio?
  • Com’è definito il peccato in Romani 7?
  • Leggi Efesini 2:5-6. Che cos’ha fatto Dio nella vita di ciascun credente che, in effetti, non glui faccia più tirare fuori scuse per il peccato?
  • Quanto sei stato tentato di incolpare altre persone per il tuo peccato? Che cosa hai imparato in questo studio su questa tendenza?
  • In che modo cambierebbe la tua vita oggi (specificatamente e praticamente) se potessi rammentarti sempre che il tuo vecchio io è morto e che Dio ti ha dato una nuova natura (2 Corinzi 5:17), una che ama Dio ed odia il peccato?
  • Scegli un versetto citato in questo studio che particolarmente ti ha colpito. Trascrivilo ed imparalo a memoria.

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