Esistono oggi degli apostoli

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Introduzione

Esistono oggi degli apostoli? A questa domanda molti risponderebbero con un convinto sì, sostenendo che essi non siano solo da “limitarsi” ai testimoni della risurrezione di Cristo, ma che costituirebbero un ministero permanente della Chiesa “per il perfezionamento dei santi, per l'opera del ministero e per l'edificazione del corpo di Cristo” (Efesini 4:12) (n1) . Essi ci direbbero che non solo oggi ci sono degli apostoli, ma che dobbiamo attenderci che Dio, in questi ultimi giorni, faccia sorgere dei “super apostoli”.

E’ vero questo? A questa domanda intendiamo rispondere con un altrettanto convinto, forte e fondato “No”. Se chi sostiene questa tesi è in buona fede, affermiamo che si tratta di una fondamentale equivocazione (n2) di questo ministero. I compiti che gli verrebbero assegnati sono di fatto attribuibili ad altri ministeri legittimi. Non solo questo, ma sostenere la permanenza e necessità oggi dell’apostolo “moderno” è pure una posizione estremamente pericolosa per la Chiesa, proprio per quella Chiesa che chi lo propone vorrebbe servire, cioè “arricchirla” e farla giungere all’unità. Noi non desideriamo fondare ciò in cui noi crediamo sull’opportunità, su tesi dettate dalla sapienza umana, né sull’esperienza, né su sentimenti, ma esclusivamente su ciò che insegna la Scrittura. Che cosa ha da dire davvero, così, la Bibbia sull’argomento? Esistono oggi degli apostoli?

Il ruolo fondamentale degli apostoli

“Voi dunque non siete più forestieri né ospiti, ma concittadini dei santi e membri della famiglia di Dio, edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Gesù Cristo stesso la pietra angolare, su cui tutto l'edificio ben collegato cresce per essere un tempio santo nel Signore, nel quale anche voi siete insieme edificati per essere una dimora di Dio nello Spirito” (Efesini 2:19-22).

In questo testo la Chiesa è paragonata ad un edificio. Gli apostoli ed i profeti costituiscono le fondamenta di questo edificio. Questa analogia ci aiuta a vedere come gli apostoli abbiano un ruolo fondamentale.

Quando si costruisce un edificio, la prima cosa che si fa è porre le fondamenta. Tutto il resto viene poggiato su quelle fondamenta. Dopo aver costruito qualche piano, forse che torniamo a porre le fondamenta? No, questo lo si fa una volta sola. Le fondamenta si pongono all’inizio e poi mai più.

Lo stesso è vero per gli apostoli. Essi servirono come fondamenta della Chiesa emergente. Non dobbiamo più aspettarci di vedere un altro gruppo di apostoli, più tardi, più di quanto potremmo aspettarci che qualcuno che costruisce un edificio ponga altre fondamenta sul quarto piano. Dopo tutto, Gesù Cristo, essendo la testata d’angolo, è pure parte di queste fondamenta. Certamente non ci aspetteremmo un altro Gesù Cristo, non è vero?

La testimonianza dell’apostolo

Gli apostoli dovevano rendere testimonianza al fatto che Gesù era risorto dai morti. Per fare questi essi dovevano averlo veduto dopo la Sua risurrezione.

“...e disse loro: «Così sta scritto, e così era necessario che il Cristo soffrisse e risuscitasse dai morti il terzo giorno e che nel suo nome si predicasse il ravvedimento e il perdono dei peccati a tutte le genti, cominciando da Gerusalemme. Or voi siete testimoni di queste cose” (Luca 24:46-48).

Quando cercavano qualcuno per sostituire Giuda, doveva essere scelto come apostolo qualcuno che fosse stato testimone della risurrezione.

“…cominciando dal battesimo di Giovanni fino al giorno in cui egli fu portato in cielo da mezzo a noi, uno di questi diventi testimone con noi della sua risurrezione” (Atti 1:22).

Gesù disse agli apostoli:

“Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea, in Samaria e fino all'estremità della terra” (At. 1:8).

E questo essi fecero esattamente:

“E gli apostoli con grande potenza rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù; e grande grazia era sopra tutti loro” (Atti 4:33).

L’apostolo Paolo, difendendo la sua qualifica di apostolo, fa appello al fatto di avere visto Gesù dopo che questi era risorto dalla morte.

“Non sono io apostolo? Non sono io libero? Non ho io veduto Gesù Cristo, il nostro Signore? Non siete voi la mia opera nel Signore?” (1 Corinzi 9:1).
“Successivamente apparve a Giacomo e poi a tutti gli apostoli insieme. Infine, ultimo di tutti, apparve anche a me come all'aborto. Io infatti sono il minimo degli apostoli e non sono neppure degno di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la chiesa di Dio” (1 Corinzi 15:7).

Quest’ultimo brano citato è l’incontestabile e definitiva argomentazione che mette a tacere tutti coloro che affermano esservi apostoli oggi. Per poter essere un apostolo, questi doveva aver veduto Gesù risorto dai morti. Paolo dice che l’ultimo che vide Gesù risorto era lui. Dal tempo di Paolo, nessuno più ha visto Gesù, nessuno che possa chiamarsi apostolo. Quindi, oggi non ci possono essere apostoli.

La scelta di un apostolo

Gli apostoli erano stati scelti da Gesù stesso.

“E quando fu giorno, [Gesù] chiamò a sé i suoi discepoli, e ne scelse dodici ai quali diede anche il nome di apostoli” (Luca 6:13).

Gesù non scelse solo i dodici apostoli originali, ma anche lo stesso Paolo.

“Or avvenne che, mentre era in cammino e si avvicinava a Damasco, all'improvviso una luce dal cielo gli folgorò d'intorno. E, caduto a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?». Ed egli disse: «Chi sei, Signore?». E il Signore disse. «Io sono Gesù, che tu perseguiti; ti è duro recalcitrare contro i pungoli ». Allora egli, tutto tremante e spaventato, disse: «Signore, che vuoi ch'io faccia?». E il Signore: «Alzati ed entra nella città, e ti sarà detto ciò che devi fare»” (Atti 9:3-6).

Dopo essergli apparso, Gesù disse di Paolo:

“Allora Anania rispose: «Signore, io ho sentito molti parlare di quest'uomo di quanto male ha fatto ai tuoi santi in Gerusalemme. E qui ha l'autorizzazione dai capi dei sacerdoti, di imprigionare tutti coloro che invocano il tuo nome». Ma il Signore gli disse: «Va perché costui è uno strumento da me scelto per portare il mio nome davanti alle genti, ai re e ai figli d'Israele” (Atti 9:13-15).

Paolo fa riferimento a sé stesso in questo modo:

Paolo, apostolo (non da parte di uomini, né per mezzo di uomo, ma tramite Gesù Cristo e Dio Padre, che lo ha risuscitato dai morti)” (Galati 1:1).

Paolo era apostolo perché Gesù Cristo lo aveva scelto personalmente per essere tale. Dato che oggi Gesù non appare più a nessuno (vedi l’ultimo nostro punto), Egli non ha più personalmente scelto alcuno per questa funzione.

I segni distintivi dell’apostolo

Gesù diede agli apostoli la capacita di operare segni miracolosi:

“Poi, chiamati a sé i suoi dodici discepoli, [Gesù] diede loro autorità sopra gli spiriti immondi per scacciarli e per guarire qualunque malattia e qualunque infermità. Ora i nomi dei dodici apostoli sono questi: il primo Simone detto Pietro e Andrea suo fratello Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello” (Matteo 10:1,2).
“Sono diventato insensato vantandomi, voi mi ci avete costretto, poiché avrei dovuto essere raccomandato da voi, perché non sono stato per nulla inferiore ai sommi apostoli, benché io non sia niente. Ora i segni dell'apostolo sono stati messi in opera fra voi con grande pazienza, con segni e prodigi e con potenti operazioni” (2 Corinzi 12:11,12).

Paolo fa riferimento alla sua capacità di operare miracoli come “i segni dell’apostolo”.

“Essi [gli apostoli] poi se ne andarono a predicare dappertutto, mentre il Signore operava con loro e confermava la parola con i segni che l'accompagnavano. Amen” (Marco 16:20).

Questa capacità di operare miracoli era stata data agli apostoli affinché rendessero testimonianza del fatto che erano messaggeri di Dio e che essi pronunciavano le parole stesse di Dio. Molti ragionano col falso presupposto che tutti i cristiani nella Chiesa primitiva potessero operare miracoli. Questo semplicemente è falso.

"Ed erano tutti presi da timore; e molti segni e miracoli si facevano per mano degli apostoli" (Atti 2:43).
"Or molti segni e prodigi erano fatti fra il popolo per le mani degli apostoli. Tutti con una sola mente si ritrovavano sotto il portico di Salomone" (Atti 5:12).

Se ogni credente avesse questa capacità, perché mai Gesù aveva avuto bisogno di darla agli apostoli? L’avrebbero già avuta. Non c’è una sola guarigione operata nel Nuovo Testamento che non sia stata fatta da Gesù, dagli apostoli o da quelli che direttamente erano stati scelti da Gesù o dagli apostoli.

Coloro che sostengono di essere oggi apostoli, potranno anche pretendere d’avere questa capacità di operare miracoli, ma di questo vi sono poche o nessuna evidenza.

“Or Pietro e Giovanni salivano insieme al tempio verso l'ora nona, l'ora della preghiera. E vi era un uomo zoppo fin dalla nascita, che veniva ogni giorno portato e deposto presso la porta del tempio, detta Bella, per chiedere l'elemosina a coloro che entravano nel tempio” (Atti 3:1,2).
“Ma Pietro disse: «Io non ho né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, alzati, e cammina!». E presolo per la mano destra, lo sollevò; e in quell'istante i suoi piedi e le caviglie si rafforzarono. E con un balzo si rizzò in piedi e si mise a camminare; ed entrò con loro nel tempio, camminando, saltando e lodando Dio. E tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio” (Atti 3:6-9).

Confrontate questo con i cosiddetti miracoli che vedete oggi. I nostri cosiddetti apostoli pare che guariscano: mal d’orecchi, mal di schiena, pressione sanguigna alta, ed altre cose che non possono essere viste o verificate.

L’uomo del testo biblico era invalido dalla nascita. Non aveva mai camminato. Non solo aveva problemi con le ossa, ma pure problemi muscolari. Avete mai visto le gambe di una persona che sia stata su una sedia a rotelle per molto tempo? Esse sono prive di muscoli. Prima di poter camminare, quei muscoli devono essere rigenerati. Gesù, quando guarì un uomo con la mano rinsecchita, aveva dovuto ricrearla: questo sarebbe stato ovvio per chiunque avesse assistito alla cosa. Gesù e gli apostoli avevano fatto risorgere dei morti. Gesù fece risorgere Lazzaro che era stato morto per quattro giorni. Il suo corpo aveva cominciato a decomporsi e puzzava. Questo tipo di miracoli non potevano essere posti in questione.

Perché non vediamo più oggi compiere questo tipo di miracoli? Perché coloro che affermano di avere il potere di compiere miracoli, di fatto non lo hanno, se non una forte capacità di suggestione in grado semmai di intervenire su problemi di carattere psicofisico.

La Bibbia afferma al riguardo del sommo sacerdote e di altri leader religiosi israeliti:

“Vedendo poi in piedi accanto a loro l'uomo che era stato guarito, non potevano dire nulla contro. E, dopo aver comandato loro di uscire dal sinedrio, si consultarono fra loro, dicendo: «Che faremo a questi uomini? Perché è noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che un evidente miracolo è stato fatto da loro, e noi non lo possiamo negare” (Atti 4:14-16).

Oggi è facile contestare le opere dei cosiddetti apostoli. E ne sente parlare spesso solo di seconda mano, e la storia sembra accrescersi via via che passa di bocca in bocca. Vi sono ricercatori, molti dei quali medici, che hanno cercato di verificare questi cosiddetti miracoli. Ciò che regolarmente trovano è che si tratti di esagerazioni, inganni, e persino palesi frodi. Essi non trovano assolutamente alcuna evidenza che siano avvenuti dei reali miracoli. Si confronti questo con i miracoli dei veri apostoli. Questi miracoli erano operati alla luce del sole, sotto la vista di tutti. Nessuno poteva negarli o contestarli.

Non fraintendetemi, però. Io credo che Dio possa guarire e che Egli operi oggi miracoli come risposta alle nostre preghiere. Ciò che voglio dire, è che oggi non esistono “apostoli”. Vi sono guarigioni, ma non esistono più “guaritori”.

I falsi apostoli

La Bibbia ci dice che non solo vi erano “veri” apostoli, ma che c’erano anche dei “falsi” apostoli. Il seguente testo esprime una forte ammonizione ed un avvertimento sulle conseguenze in cui incorrono coloro che dicono di essere apostoli e non lo sono.

“Tali falsi apostoli infatti sono degli operai fraudolenti, che si trasformano in apostoli di Cristo. E non c'è da meravigliarsi, perché Satana stesso si trasforma in angelo di luce. Non è dunque gran cosa se anche i suoi ministri si trasformano in ministri di giustizia la cui fine sarà secondo le loro opere” (2 Corinzi 11:13-15).

Gesù loda i cristiani di Efeso per la loro capacità di identificare i falsi apostoli:

“Io conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza e che non puoi sopportare i malvagi, e hai messo alla prova coloro che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi” (Apocalisse 2:2).

E’ facile oggi identificare i falsi apostoli. Dato che oggi non esistono più veri apostoli, chiunque affermi di essere un apostolo è un bugiardo.

Un ministero trasferibile?

Perché, allora vengono pure chiamati “apostoli” Barnaba (Atti 14:14), Silvano e Timoteo (1 Tssalonicesi. 1:1; 2:6); Giacomo (Galati 1:19; 2:9); Andronico e Giunio (Romani 16:7)?

Esiste un senso molto limitato e circoscritto in cui, in alcuni brani del Nuovo Testamento, altri, oltre ai Dodici ed a Paolo, viene accordato il titolo di apostoli. Si tratta di un’estensione del senso letterale del termine, cioè di “inviato”. O “messaggero”, un uso presente anche nel Giudaismo (n3). Si indicava con tale designazione un incarico limitato nel tempo e nello spazio accordato ad alcuni, i quali fungevano da emissari di una chiesa locale. Essi avrebbero di esso poi fatto alla chiesa debito rapporto. Si tratta però di un’eccezione dovuta alla corrispondenza linguistica fra “apostolo” ed “inviato”, non necessariamente di un ministero istituzionale, chiaramente limitato nel N. T. alla funzione fondamentale di testimoni della risurrezione. Non è legittimo elaborare un’intera teoria su un presunto ministero dell’apostolo esteso ad altri nella chiesa, sulla base di eccezioni, per altro spiegabili, presenti nel N. T., inoltre l’uso posteriore di questo termine per altri che non fossero testimoni oculari della Risurrezione di Cristo è da associarsi esplicitamente alle eresie che intendevano giustificarsi sostenendo pretestuosamente, appunto, l’uso “trasferibile” della qualifica apostolica.

In Galati 1:19 (n4) Paolo dichiara che Giacomo, fratello del Signore, è un apostolo, in linea con il riconoscimento che questi riceveva nella chiesa di Gerusalemme. Difatti il Cristo risorto apparve anche a Giacomo (1 Co. 15:5-8) (n5) .

Barnaba (insieme a Paolo) è chiamato “apostolo” (Atti 14:4,14) (n6), in senso ristretto, come un inviato della chiesa di Antiochia a cui dovrà poi rendere conto una volta terminata la sua missione (n7). Non era considerato apostolo a Gerusalemme (At. 9:27) (n8), sebbene più tardi, insieme a Paolo, gli venga data la mano d’associazione (n9) , riconoscimento del loro incarico missionario verso i Gentili, non di apostolato istituzionale.

Andronico e Giunio (Romani 16:7) (n10) sono “segnalati fra gli apostoli”, quasi un titolo honoris causa, e in 1 Tessalonicesi 2:6 (n11) Paolo associa al suo apostolato, in stretta sua dipendenza, Silvano e Timoteo. I riferimenti in 1 Corinzi 9:5 e 15:7 non vanno necessariamente oltre ai 12 (n12). Si tratta quindi di speciali circostanze, ma manca ragionevole giustificazione biblica della corrispondenza fra “apostolo” e “missionario”. L’uso che talvolta ne fa in questo senso la pratica della chiesa moderna è più un accomodamento linguistico che una qualifica istituzionale. In ogni caso Paolo non avrebbe avuto bisogno di difendere il suo apostolato con tale veemenza se la sua non fosse stata una qualifica “istituzionale” unica nel suo genere insieme a quella dei Dodici (n13).

Nonostante la teoria della “successione apostolica” che si sviluppò più tardi nella dottrina cristiana del ministero, il titolo e l’ufficio di apostolo non era trasferibile e si esaurì con la scomparsa dei portatori originali di questo titolo. Dovunque si applichi questo titolo in letteratura cristiana posteriore, l’uso del termine è metaforico (n14). La Chiesa non ebbe più apostoli nel senso neotestamentario dopo il primo secolo. Inoltre è evidente nell’era post-apostolica, la tendenza a limitare il titolo ai Dodici, senza volerne escludere Giacomo, Paolo o forse anche Barnaba. La tendenza a parlare dei “Dodici Apostoli” è già presente Che alcuni si siano assunto anche nella seconda generazione la qualifica di “apostolo” 1 6 il fatto viene contestato ed attaccato come “fraudolento” dai leader ortodossi.

Fu il sorgere delle eresie, in particolare, a limitare l’autorità finale per la dottrina e la pratica all’insegnamento ed esempio degli apostoli fondatori (cfr. Efesini 2:20; 3:5). Si veda, infine l’importanza che venne data a chiamare il libro degli Atti “Atti degli Apostoli”, ed il sorgere del “Credo apostolico” (n17).

Conclusione

Esistono oggi, allora, degli apostoli? In questo articolo abbiamo fornito un certo numero di ragioni che dimostrano non esservene più.

  • Non esistono più oggi apostoli perché gli apostoli servirono solo come fondamenta per la Chiesa primitiva. Oggi non dovremmo attenderci di vere apostoli più di quanto non ci attenderemmo di vedere qualcuno che, dopo aver costruito il quarto piano di un edificio, voglia porre di nuovo le fondamenta.
  • Non esistono oggi più apostoli perché essi dovevano essere persone che avevano visto Gesù risorto dai morti. Gli apostoli erano stati testimoni oculari della risurrezione di Cristo. Paolo è stato l’ultimo che abbia visto Gesù risorto. Dato che nessuno, dopo Paolo, ha più visto Gesù risorto, nessuno, dal tempo di Paolo, può più essere definito apostolo.
  • Non esistono oggi più apostoli perché gli apostoli dovevano essere stati scelti personalmente da Gesù. Dato che Gesù risorto oggi non appare più ad alcuno, Egli nemmeno sceglie alcuno personalmente.
  • Non esistono oggi più apostoli perché nessuno oggi ha più la stessa capacità di compiere miracoli che avevano gli apostoli. Gli apostoli potevano sanare una qualsiasi condizione fisica. Nessun caso per loro era troppo difficile. Questi miracoli includevano la ricreazione di parti del corpo e persino risurrezioni dalla morte. Nessuno oggi manifesta più questo tipo di capacità miracolistica.

La Bibbia ci ammonisce a non lasciarci ingannare da falsi apostoli. Dato che oggi non esistono più veri apostoli, chiunque affermi di esserne uno è un falso apostolo.

Il compito degli Apostoli era dunque quello di porre le fondamenta della Chiesa cristiana e quindi ha un termine storicamente determinato. Il loro ministero si è cristallizzato nel Nuovo Testamento e continua ad essere valido soltanto nella misura in cui è legato alla rivelazione biblica. Lo stesso discorso deve essere fatto con la funzione profetica, ministero cessato con la chiusura del canone biblico. Nessuno può accampare più titolo ad essere apostolo (o profeta) se non tipicamente col fine di introdurre nella Chiesa, e così giustificare, dottrine eretiche e devianti (come pure pratiche miracolistiche), caratteristico procedere, questo, di gruppi settari antichi e moderni di ogni tipo, i quali giustificano la loro presenza sempre come “compimento ultimo” di ciò che la Chiesa, nel corso della storia, avrebbe negletto o ignorato.

Il voler giustificare la necessità moderna di apostoli diversi da quelli originali, lungi così dal voler essere un arricchimento della Chiesa ai fini della sua “maturità”, tradisce la volontà pretestuosa di introdurre di soppiatto o aprire la possibilità che nella Chiesa vengano introdotte “eresie di perdizione” (2 Piietro 21) (n18). Si tratta quindi un ennesimo attentato all’integrità e carattere finale della rivelazione biblica.

Note

  • (1) "Ed egli stesso ha dato alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti e altri come pastori e dottori, per il perfezionamento dei santi, per l'opera del ministero e per l'edificazione del corpo di Cristo, finché giungiamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio a un uomo perfetto, alla misura della statura della pienezza di Cristo" (Efesini 4:11-13).
  • (2) Malinteso, impiego di uno stesso termine in due significati diversi...*(3) La stessa parola si usa occasionalmente anche nel senso di “messaggero” in: "Tuttavia ho ritenuto necessario di mandarvi Epafrodito, mio fratello, compagno d'opera e di lotta, vostro apostolo e ministro dei miei bisogni" (Filippesi 2:25); "Quanto a Tito, egli è mio collaboratore e compagno d'opera in mezzo a voi quanto ai fratelli, essi sono apostoli delle chiese, gloria di Cristo" (2 Corinzi 8:23).
  • (4) “E non vidi alcun altro degli apostoli, se non Giacomo, il fratello del Signore” (Galati 1:19).
  • (5) ”apparve a Cefa e poi ai dodici. In seguito apparve in una sola volta a più di cinquecento fratelli, la maggior parte dei quali è ancora in vita, mentre alcuni dormono già. Successivamente apparve a Giacomo e poi a tutti gli apostoli insieme. Infine, ultimo di tutti, apparve anche a me come all'aborto” (1 Corinzi 15:5-8).
  • (6) "Or la popolazione della città fu divisa: gli uni parteggiavano per i Giudei e gli altri per gli apostoli ... Ma gli apostoli Barnaba e Paolo, udito ciò, si stracciarono le vesti e si precipitarono in mezzo alla folla, gridando e dicendo..." (Atti 14:4,14).
  • (7) “ Giunti là, radunarono la chiesa e riferirono quante grandi cose Dio aveva compiuto per mezzo loro e come egli aveva aperto ai gentili la porta della fede” (Att“Salutate Andronico e Giunia, miei parenti e compagni di prigione, i quali sono segnalati fra gli apostoli, e anche sono stati in Cristo prima di me” (Ro. 16:7).i 14:27).
  • (8) “Allora Barnaba lo prese e lo condusse dagli apostoli, e raccontò loro come egli, lungo la strada, aveva visto il Signore che gli aveva parlato, e come a Damasco aveva parlato con franchezza nel nome di Gesù” (Atti 14:27).
  • (9) “...avendo conosciuto la grazia che mi era stata data, Giacomo, Cefa e Giovanni, che sono reputati colonne, diedero a me e a Barnaba la mano di associazione, affinché noi andassimo fra i gentili, ed essi fra i circoncisi” (Gal. 2:9).
  • (10) “Salutate Andronico e Giunia, miei parenti e compagni di prigione, i quali sono segnalati fra gli apostoli, e anche sono stati in Cristo prima di me” (Romani 16:7).
  • (11) “E non abbiamo cercato gloria dagli uomini, né da voi, né da altri, pur potendo far valere la nostra autorità come apostoli di Cristo” (1 Tessalonicesi 2:6).
  • (12) "Non abbiamo noi il diritto di condurre attorno una moglie, che sia una sorella in fede, come fanno anche gli altri apostoli, i fratelli del Signore e Cefa?" (1 Co. 9:5); "Successivamente apparve a Giacomo e poi a tutti gli apostoli insieme" (1 Corinzi 15:7).
  • (13) Evangelical Dictionary of Theology, curato da Walter A. Elwell, Grand Rapids, MI, 1984, p. 72.
  • (14) E’ proditorio e pretestuoso che Giovanni Traettino, per esempio, in “Ritratto di un apostolo” affermi che: “in realtà, non sono mai stati assenti dalla Chiesa. Ogni generazione di credenti ha avuto i suoi apostoli. Sono stati, a volte, chiamati con altri nomi (vescovi, teologi, dottori, missionari, pastori, riformatori, ecc.); ma erano in mezzo al popolo dei credenti per dare forma alla volontà di Dio per la loro generazione”. Appunto: “sono stati chiamati con altri nomi”, usiamoli, non attribuiamo loro funzioni che non gli competono! Affermarlo non rende servizio allo scopo dichiarato dall’articolista: “È più facile costruire bene la casa quando sono chiaramente individuati i mestieri e le funzioni. Costruiamo meglio se lo facciamo secondo il modello divino, quando cioè i metodi e gli strumenti sono quelli indicati dalla Parola di Dio”. Chiamare “apostolo” chi apostolo non è non contribuisce affatto all’auspicata chiarezza! Le caratteristiche morali di quelli che il Traettino chiama “apostoli” sono indubbiamente valide, ma appartengono ad ogni altro legittimo ministero della Chiesa.
  • (15) “Ora i nomi dei dodici apostoli sono questi: il primo Simone detto Pietro e Andrea suo fratello Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello…” (Matteo. 10:2); “Il muro della città aveva dodici fondamenti, e su quelli erano i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello” (Apocalisse 21:14).
  • (16) “Io conosco le tue opere, la tua fatica e la tua costanza e che non puoi sopportare i malvagi, e hai messo alla prova coloro che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi” (Ap. 2:2).
  • (17) The Interprete’s Dictionary of the Bible, Nasville TN: Abigdon, 1962, Vol 1, p. 172.
  • (18) Su questa linea aluni dichiarano: “Giovanni Wesley, per esempio, era indubbiamente un apostolo, e George Fox un profeta). Ma sta anche stimolando la chiesa a riconoscerli come tali, a chiamarli con il giusto nome e a dare loro tutto lo spazio e tutto il riconoscimento di cui hanno bisogno per svolgere efficacemente il loro servizio”. Si tratta indubbiamente di “personaggi importanti” nella storia del cristianesimo, ma che di fatto introdussero in questo modo eresie semi-pelagiane e spiritualiste, devianti dall’ortodossia biblica stabilita dalla Riforma. Lo stesso articolo citato, Apostoli e Profeti Oggi, di Geoffrey Allen, a conferma della sua tesi, cita pure Watchman Nee, autore noto, riconosciuto e popolare in certi ambienti, ma ben lungi dall’essere “campione di ortodossia”!


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