Cfv01/Lezione01

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In principio Dio

La Confessione di fede della chiesa valdese, 2

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Il primo articolo della Confessione di Fede valdese (CFV) inizia con un’affermazione su Dio.

Noi crediamo: “Che vi è un solo Iddio, il quale è una Essenza spirituale, eterna, infinita, del tutto sapiente, misericordiosa, giusta - in somma, del tutto perfetta - e che vi sono tre Persone in quella sola e semplice essenza, il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo”.

Dio come base e ragion d’essere

In Principio Dio... L’identità originale del movimento valdese, la sua ragion d’essere, il suo principio e il suo fine si trova in Dio. Dio è la sua base, fondamento ed oggetto del suo culto e servizio. E’ come se affermasse: “Siamo un popolo di credenti. La nostra identità e le nostre finalità sono le stesse dei discepoli di Cristo di ogni tempo e paese, essa s’incentra in Dio”. La Bibbia stessa inizia dicendo: “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Genesi 1:1). Dio è la sorgente di ogni cosa, il punto di riferimento primario, fondamentale, ultimo[1] di ogni cosa. Già questi versetti iniziali della Bibbia ci mettono subito davanti al fatto che Dio esiste. Essa non sente la necessità di giustificarlo e provarlo. Questa confessione di fede riafferma che la realtà del mondo intorno a noi può essere spiegata solo attraverso l'insegnamento biblico che un Dio personale ha sovranamente creato, conserva e sostiene tutte le cose. E’ Dio che dà un senso a tutte le cose.

La CFV è quindi essenzialmente teocentrica, vale a dire, interpreta sé stessa e tutta la realtà considerando in primo luogo Dio. Essa afferma che Dio sta al centro di ogni cosa. Si tratta della stessa affermazione fondasmentale del Credo apostolico (“Io credo in Dio ecc.), della Confessione di fede della Rochelle o gallicana (CFG) del 1559[2], come pure la Breve formula per una confessione di fede (BFCF) di Giovanni Calvino del 1542, che afferma: “Io confesso che vi è un solo Dio, in Cui noi dobbiamo trovar riposo, adorandolo e servendolo, e ponendo tutta la nostra speranza in Lui soltanto”[3].

Pur senza venir meno al principio teocentrico, altre confessioni di fede preferiscono un metodo diverso: partono da un’affermazione gnoseologica. Il primo loro articolo riguarda la Bibbia, l’origine delle nostre conoscenze, ciò che noi crediamo[4]. Senza di essa, senza l’oggettività della rivelazione biblica, infatti, non potremmo dire nulla di certo e di definito su Dio e sarebbe basato sulle nostre opinioni ed idee soggettive. Le Sacre Scritture, in quanto rivelazione che Dio fa di Sé stesso e confessate come tali, sono indispensabili per poter parlare di Lui. Il fatto, però, che questa ed altre simili confessioni di fede, a sostegno delle loro affermazioni, citino le Sacre Scritture, indica come esse pure le presuppongano come fonte di conoscenza.

L’identità di Dio

Com'è, pero, Dio? Possiamo descriverlo oppure definirlo? Se no, che cosa possiamo dire su di Lui? Può essere scoperto e pienamente conosciuto dal mondo naturale che ci circonda? Dobbiamo onestamente riconoscere che, senza le Sacre Scritture, è impossibile per noi descrivere Dio, definirlo e conoscerlo.

Infatti, sebbene noi non si possa conoscere Dio completamente, Lo possiamo conoscere davvero ed intimamente ed anche descriverlo nella misura in cui Lui stesso si rivela a noi. Dio aveva creato l'essere umano a propria immagine e somiglianza[5] con la capacità di conoscerlo. Egli rivela la Sua esistenza, potenza e divinità nelle opere del creato, ma lo ha fatto e lo fa in modo speciale e specifico nelle Sacre Scritture. Le Scritture non dimostrano l’esistenza di Dio ma la presuppongono perché, come afferma Romani 1:19-21 tutti gli esseri umani, come Sue creature, di fatto hanno una certa conoscenza e consapevolezza di Dio[6]. Per quanto possano negarlo, essi Lo conoscono, ma colpevomente sopprimono questa conoscenza in una “conveniente” incredulità o creandosi a proprio uso e consumo delle divinità fittizie. Di fatto, è solo attraverso una profonda trasformazione spirituale (chiamata nella Bibbia “nuova nascita” o rigenerazione), che il Dio vero e vivente torna a rendere possibile in noi la conoscenza di Lui ed a comprendere la Rivelazione.

La rivelazione che Dio fa di Sé stesso nella natura è solo parziale e richiede l'intervento della Bibbia, la quale sola può farci interpretare correttamente ciò che vi osserviamo[7]. Nella Bibbia Dio ci ha fornito dati sufficienti per metterci in grado di conoscerlo veramente e personalmente attraverso il Suo Figliolo Gesù Cristo e ristabilire il nostro rapporto con Lui.

La rivelazione più chiara che noi abbiamo dell'essenza di Dio è quella che Egli ha fatto a Mosè del “Suo Nome”: Jahvé o "Io sono quegli che sono" (Esodo 3:14). Questa affermazione dichiara che Dio è essere. In lui non c'è divenire, perché Egli eternamente e necessariamente è. Egli è "il primo e l'ultimo", espressione questa che in ebraico vuol dire che Egli è sempre stato Dio, è senza inizio e senza fine[8]. Quando Iddio ha rivelato il Suo Nome come "Io sono", Egli pure asseriva che Egli è una persona. Questa rivelazione dell'IO SONO ci mostra che Dio è un essere cosciente di Sé stesso, l'essenza stessa di una vera persona. Dio ci mostra la Sua personalità (auto-coscienza) tutto attraverso la Bibbia. Egli comunica con le Sue creature razionali solo come lo può fare una vera persona. Possiamo pure vedere la Sua personalità nelle varie attività ascritte a Lui come l'amore, la compassione, l'indignazione e l'ira. Egli è un essere razionale capace di determinare Sé stesso[9]. Dio è anche puro spirito. Gesù dichiarò alla Samaritana che "Dio è Spirito"[10]. Questo vuol dire che Dio non ha un corpo fisico come gli esseri umani né ha forma fisica misurabile. E' proprio per questa ragione che il secondo comandamento ci proibisce di farci immagine alcuna di Lui sia materiale che solo immaginaria, come pure che sarebbe futile per l’esperienza sensoriale e la scienza di “fare esperimenti” per rilevare la presenza di Dio. Pur interagendo con la nostra realtà, Dio si muove su un altro livello. Essere spirito significa che Dio essenzialmente esiste e vive nella dimensione dello spirito, per quanto talvolta Egli abbia scelto di rivelare Sé stesso nel nostro mondo. L'apostolo Giovanni dichiara che "Nessuno ha mai visto Dio; l'unigenito Dio, che è nel seno del Padre, è quello che l'ha fatto conoscere" (1:18).

Gli attributi naturali di Dio

Il primo articolo della Confessione di fede menziona gli attributi dell’Essere di Dio. Gli attributi naturali di Dio (chiamati pure i Suoi "attributi incomunicabili") sono caratteristiche che Gli sono naturalmente proprie e per le quali non c'è analogia nell'esperienza o nella comprensione umana.

L'infinità di Dio. Tutto ciò che Dio è nel suo essere essenziale non può essere misurato né quantificato. Tutte le Sue perfezioni sono illimitate e prive di difetto[11]. Egli è infinito e non può in alcun modo essere misurato o contenuto.

L'eternità di Dio. Con Dio non c'è né passato, né futuro. Mosè dichiara: "ab eterno in eterno tu sei Dio" (Salmo 90:2). Questa è una rivelazione dell'eternità di Dio. Come esseri umani abbiamo sicuramente molte difficoltà nel definire l'eternità, perché essa non è solo un tempo senza fine. Il tempo stesso ebbe inizio alla creazione, e quindi il tempo stesso è parte dell'ordine creato che si sviluppa sequenzialmente[12]. Dio, però, esisteva eternamente già prima che cominciasse il tempo, la sequenza delle cose che si sviluppano. Il tempo non può influire in alcun modo su di Dio. Sia Mosè che Pietro avevano affermato che per Lui un giorno è come mille anni, e mille anni come un giorno[13]. Considerata insieme alla rivelazione di Dio come l'IO SONO, questo ci insegna che Dio è eterno, e che Egli non è soggetto al tempo. Giovanni parla di Lui come: "Colui che è, che era e che viene" (Apocalisse 1:4), e lo scrittore di Ebrei, affermando la divinità di Gesù, dice: "Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi ed in eterno" (Ebrei 13:8).

Dio non vive nella dimensione del tempo perché il tempo non è che parte della realtà creata, mentre Dio permea tutto il tempo e tutta la storia. Il tempo e la storia prendono il loro significato da Dio e dalla Sua presenza in essi.

L'immutabilità di Dio. Proprio perché Dio è eterno, Egli è immutabile. La creazione muta costantemente e non c'è tempo o stagione che sia uguale ad un'altra. Dio però, è eternamente, Egli non cambia[14] e rimane costantemente e per sempre lo stesso[15]. I cambiamenti avvengono nella creazione, non nel Creatore. Dalla prospettiva umana ci potrebbe sembrare che i sentimenti e l’opera di Dio mutino, ma si tratta di una prospettiva relativa alla nostra posizione ed essenza.

L'immensità di Dio. Lo stesso modo in cui il tempo non è dimensione in cui Dio sia costretto, neanche lo spazio lo può contenere. Salomone esclamava: "Ecco, i cieli e i cieli de' cieli non ti possono contenere; quanto meno questa casa che io ho costruita" (1 Re 8:27). Paolo scriveva: "L'Iddio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esse... non abita in templi fatti da mani d'uomini" (Atti 17:24). Sebbene Dio non possa essere contenuto in questo universo, Egli si compiace d'essere presente in esso, avendo creato il cielo come Sua “residenza”. L'immensità di Dio non è creata, mentre lo spazio in cui Egli sceglie di vivere e di manifestarsi è stato creato da Lui. Dove si trova, allora, Dio? La Bibbia insegna che sebbene Egli sia al di sopra ed oltre la Sua creazione, Egli sia presente dovunque. Il salmista si rendeva conto come egli non potesse mai sfuggire da Dio perché Egli è in ogni luogo[16], e Dio, attraverso il Suo profeta, dichiara la Sua onnipresenza ed immensità[17].

Gli attributi morali di Dio

Gli attributi morali di Dio (talora chiamati "comunicabili"), sono quelle perfezioni per le quali esiste analogia nel campo umano, per quanto imperfetta e limitata, giacché le caratteristiche di Dio sono più elevate delle nostre. Siamo in grado di comprendere queste un poco meglio perché noi le sappiamo sperimentare.

L'onniscienza di Dio. Dio conosce ogni cosa perché nulla può rimanergli nascosto. La Bibbia insegna che: "l'Eterno è un Dio che sa tutto, e da lui sono pesate le azioni dell'uomo" (1 Samuele 2:3). Il salmista poi si chiede: "Colui che castiga le nazioni, non correggerà, Egli che impartisce all'uomo la conoscenza? L'Eterno conosce i pensieri dell'uomo: sa che sono vanità" (Salmo 94:10,11). L'onniscienza di Dio è perciò la conoscenza che Lui ha di ogni cosa nell'universo, incluso l'essere umano. In quanto Dio è sovrano ed è il Creatore di tutto ciò che esiste, egli conosce ogni cosa; egli conosce la fine già dall'inizio, e proprio perché Egli esiste oltre il tempo, egli conosce tutto ciò che esiste attraverso quello che noi chiamiamo "tempo".

Inoltre Egli conosce ciò che ciascuno di noi pensa, perché Egli può "leggere" nella nostra mente. Gesù stesso dimostra in diverse occasioni tale onniscienza nei suoi rapporti umani[18]. Dio stesso dichiara: "Poiché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le vostre vie sono le mie vie... Come i cieli sono alti al di sopra della terra, così sono le mie vie più alte delle vostre vie, e i miei pensieri più alti dei vostri pensieri" (Isaia 55:8,9). La Sua onniscienza Lo mette in grado di conoscere ogni cosa.

La sapienza di Dio. Non solo Iddio conosce ogni cosa, ma Egli ha la capacità di usare questa conoscenza in modo perfetto. Chiamiamosapienza l'applicazione della Sua conoscenza. Iddio, eterno e sovrano è sommamente saggio. Egli ha creato il mondo con sapienza[19] ed Egli governa sovranamente ogni cosa secondo la Sua sapienza[20]. Dato che Gesù Cristo è la manifestazione della stessa sapienza di Dio, Egli è divenuto per noi: "sapienza e giustizia, santificazione e redenzione" (1 Corinzi 1:30).

La veracità di Dio. Dio è in sé stesso verità in senso assoluto ed è assolutamente verace e fedele nella rivelazione e in tutte le Sue promesse[21]. Nello studiare l'universo intorno a noi e nello scoprirvi i vari aspetti della verità, dovremmo riconoscere che tutto questo proviene da Dio. Questo attributo di Dio è strettamente collegato alla Sua conoscenza e sapienza ed esso è visibile perfettamente in Gesù Cristo, il quale affermava di essere Egli stesso la verità[22].

La santità di Dio. Quando Isaia vede in visione il Signore nel Suo tempio, egli ode i serafini che cantano: "Santo, santo, santo, è l'Eterno degli eserciti, tutta la terra è piena della Sua gloria" (Isaia 6:3). Santità, che deriva da una parola ebraica che significa "tagliare" o "separare", ha nella Bibbia un duplice aspetto.

In primo luogo essa si riferisce al fatto che Dio è separato (a parte) dal mondo e dal peccato[23]. Per Isaia questo era uno dei concetti più grandi da applicarsi a Dio, il quale, in numerose occasioni delle sue grandi profezie, esaltava la maestà e la santità di Dio. Per esempio: "Poiché così parla Colui che ê l'Alto, l'Eccelso, che abita l'eternità, e che ha nome 'il Santo'. Io dimoro nel luogo alto e santo..." (Isaia 57:15). Giovanni, al quale era stato dato il grande privilegio di vedere il trono di Dio nel cielo, parlava di Lui in un modo simile: "Chi non temerà, o Signore, e chi non glorificherà il tuo nome? Poiché tu solo sei santo" (Apocalisse 15:4). In secondo luogo, santità comunica anche l'idea di purezza. Lo troviamo spesso nella Scrittura: "Poiché io sono l'Eterno, l'Iddio vostro; santificatevi, dunque, e siate santi, perché io sono santo"[24]. Pietro afferma la stessa verità nel Nuovo Testamento: "Ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta; Poiché sta scritto: Siate santi, perché io sono santo" (1 Pietro 1:15,16). L'idea di separazione (essere a parte) si trova anche quando questo concetto morale viene applicato a creature umane, perché Dio essendo santo, è separato da ogni peccato ed impurità, da tutto ciò che è incoerente con la Sua natura. La Sua maestà e la Sua purezza sono inseparabilmente unite insieme[25].

La giustizia di Dio. Strettamente legata alla santità di Dio sta la Sua giustizia, la quale fa si che Egli agisca in accordo con la sua santità[26]. Questo significa che Egli sempre agisce in perfetta giustizia ed in armonia con la Sua santità. Il profeta dichiarava: "Tu sei giusto, o Eterno, quando io contendo teco" (Geremia 12:1). La giustizia di dio si vede in modo estremamente chiaro nel vangelo del Signore Gesù Cristo ed essa viene spiegata in abbondanza di dettagli nella lettera ai Romani.

L'amore di Dio. E' l'apostolo Giovanni a fare stupefacente dichiarazione: "Dio è amore" (1 Gv. 4:8). Il tipo di amore che Giovanni rivela qui non è un vago sentimento di benevolenza, ma l'amore sacrificale di Dio verso i peccatori. "In questo è l'amore, non che noi abbiamo amato Iddio, ma che Egli ha amato noi, e ha mandato il Suo figliolo per essere la propiziazione per i nostri peccati"[27].

Dato che Dio solo è perfezione assoluta, Egli ama sé stesso con un amore soddisfatto. L'oggetto del Suo amore, a sua volta, è la perfezione assoluta e bontà del suo stesso essere. Questo può divenirci più comprensibile quando ricordiamo che Egli esiste in tre persone, le quali si contemplano l'un l'altra nella Deità con un amore eterno. Oltre a questo amore nell’ambito della Deità, vediamo nella Scrittura l'amore che Dio ha verso ciò che è fuori da Sé stesso e distinto dal proprio essere. Un aspetto del Suo amore è la soddisfazione che Egli prova con la sua creazione: "Duri in perpetuo la gloria dell'Eterno, si rallegri l'Eterno nelle opere sue" (Salmo 104:31). "E Dio vide tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono" (Genesi 1:31).

Un altro aspetto del suo amore è quello che Egli manifesta verso dei peccatori che pure non se lo meritano. Il genere umano è deliberatamente caduto in peccato ed ha violato la santità di Dio, ma la Bibbia ci dice che Egli ama quei peccatori che Egli, per Sua grazia, ha unito a Gesù Cristo. Questo amore lo si può vedere nella grazia e nella misericordia che manifesta verso di loro. E’ il beneplacito della Sua volontà che Lo spinge a comportarsi in modo salvifico verso creature che solo meriterebbero il peggio. Questo è l'amore di cui Giovanni parla: "In questo s'è manifestato per noi l'amore di Dio: che Dio ha mandato il Suo unigenito Figliolo nel mondo, affinché, per mezzo di Lui, noi vivessimo" (1 Giovanni 4:9). Questo amore non è essenziale alla Sua natura ma è la conseguenza del Suo volere sovrano, il libero esercizio delle sue insondabili ricchezze di grazia[28].

La Santa Trinità

La CFV mette brevemente in evidenza come nel Dio in cui confessiamo di credere “vi sono tre Persone in quella sola e semplice essenza, il Padre, il Figliuolo e lo Spirito Santo”. Il suo commento originale mette brevemente in evidenza come “la santa ed adorabile Trinità” sia rivelata nelle Scritture, ma che spiegarla sia cosa ardua, in quanto un “mistero”.

In effetti, una delle rivelazioni più straordinarie su Dio nella Scrittura è il fatto che Egli esista in tre persone. Dio è eternamente trino e questo lo si può vedere chiaramente nella vita e nel ministerio di Gesù stesso, come pure negli scritti degli apostoli. Al battesimo di Gesù vengono chiaramente rivelate tutt'e tre le persone - Gesù che viene battezzato, il Padre che parla dal cielo, e lo Spirito Santo che discende su Gesù in forma di colomba.

L'insegnamento di Gesù nel cenacolo[29] mostra la divinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; e la formula battesimale nel Grande Mandato mostra questi individui separati come pure l'unità e l'uguaglianza delle tre persone[30]. Inoltre, uno studio attento delle Scritture mostra come ogni attributo di Dio sia considerato come caratteristica di ogni Persona della Trinità. L'onniscienza, per esempio, viene mostrata[31] come appartenente sia al Padre, sia al Figlio, e sia allo Spirito Santo[32].

Le tre Persone della Deità non sono solo tre modi di essere diversi della stessa esistenza divina, ma tre Persone che esistono eternamente come un solo Dio.

La Bibbia insegna non esservi alcuna subordinazione fra le Persone della Deità - esse sono le stesse in sostanza e le stesse in potere ed in gloria. Troviamo però una subordinazione volontaria nell'adempimento delle loro attività rispetto alla creazione ed alla redenzione. Lo troviamo nella venuta della seconda persona della Trinità per compiere la volontà del Padre e nel fatto che sia il Padre che il Figlio mandano lo Spirito Santo. Essenzialmente, però, ogni persona è pienamente Dio.

Le implicazioni nel commento originale

Affermato tutto questo molto sommariamente nel primo articolo della CFV il Léger, nel suo commentario, né trae due conseguenze principali. Dio come unico possibile oggetto di culto. In primo luogo, egli si focalizza su Dio come unico possibile oggetto di culto, rilevando l’errore del Cattolicesimo romano a promuovere o tollerare l’invocazione di santi o madonne (esseri umani glorificati), oppure a volgersi nella preghiera ad immagini, statue, croci ecc. Egli condanna pure la pratica di rappresentarsi Dio, che è Spirito, con dipinti (come si usava una volta, con l’aspetto di personaggi barbuti in vesti regali).

La piena sufficienza di Dio. In secondo luogo, l’affermazione che il primo articolo della CFV fa su Dio evidenzia le caratteristiche di perfezione e di pienezza di Dio. Non si tratta di un’astrazione filosofica, ma per il Léger questo implica che, nel nostro culto religioso, non è necessario ricorrere ad altri. Il Léger vi menziona e condanna, così, la dottrina sul Purgatorio come un’errore in cui i teologi del Cattolicesimo romano non sarebbero incorsi se si fossero attenuti alla perfezione della Persona e dell’opera di Dio in Cristo, che non ha bisogno di pezze d’appoggio o integrazioni. Infatti, questo ha condotto il Cattolicesimo romano a supplementare l’immagine e l’opera di Dio con la figura umana, ad esempio, della Madonna, figura che di fatto sottrae gloria a Dio non condivide la Sua gloria con nessuno e non darà la Sua gloria ad un’altro: “Io sono il SIGNORE; questo è il mio nome; io non darò la mia gloria a un altro, né la lode che mi spetta agli idoli” (Isaia 42:8).

L’accento del Léger sul fatto che in Dio abbiamo caratteristiche di perfezione o pienezza è più evidente nella Confessione gallicana, che afferma: “Noi crediamo e confessiamo che vi è un solo Dio, che è una sola e semplice essenza, spirituale, eterna, invisibile, immutabile, infinita, incomprensibile, ineffabile, che tutto può, che è pienamente sapiente, pienamente buona, pienamente giusta e pienamente misericordiosa”.

Le implicazioni oggi

Il pensiero critico oggi prevalente porta oggi spesso i predicatori e gli insegnanti della chiesa valdese dei nostri giorni, assieme agli esponenti della maggior parte delle “chiese storiche”, a mettere in questione praticamente ogni punto della confessione di fede che essi pure avevano sottoscritto e promesso di rispettare. La stessa concezione biblica di Dio, per quanto fondamentale all’identità valdese e di ogni cristiano degno di questo nome non ne è esente. Il tutto viene spesso negato oppure “re-interpretato” secondo le categorie e filosofiche delle accademie universitarie più accreditate dal mondo e che cambiano come le mode dell’abbigliamento. In certi circoli, essere aggiornati e progrediti vuol dire abbandonare le categorie bibliche come “superate” per abbracciare i mutevoli sentimenti e teorie dell’accademia. E’ soprattutto il cosiddetto “metodo storico-critico” che porta molte istituzioni accademiche cristiane (che dovrebbero servire la chiesa preservandone l’insegnamento) e quindi anche i predicatori ed insegnanti che le seguono, a negare l’autorevolezza della Bibbia per “spiegarne” il contenuto sulla base dei presupposti del razionalismo, del naturalismo anti-soprannaturalista e dello scientismo.

Abbiamo osservato come la CFV sia teocentrica. Nonostante le dichiarazioni in senso contrario e le giustificazioni che vengono addotte, gran parte delle chiese cristiane oggi non è più teocentrica, ma antropocentrica, e questo vale sia per le chiese neo-liberali che evangelicali. A “dettare legge” e determinare ogni cosa sono quelli che vengono percepiti come i “bisogni umani”, i diritti, la libertà e le preferenze dell’essere umano, non Dio, la Sua sovranità, i Suoi diritti, le Sue leggi e le Sue prescrizioni. Una confessione di fede della chiesa moderna non metterebbe più Dio e il servizio che dobbiamo rendere a Lui come primo articolo, ma l’essere umano, magari “Noi siamo al servizio dell’essere umano, della società, ecc.”. Di fatto sarebbe la costituzione del movimento umanista, non della chiesa cristiana! Sarebbe però un fatale inganno (perché è in Dio che si serve al meglio l’essere umano), sarebbe l’espressione “autonomista” dell’essere umano (base di ogni peccato) che vorrebbe Dio posto al servizio ed al compiacimento dell’essere umano, e non viceversa. Il principio di base della fede cristiana, come espresso dalla Riforma protestante, è “Soli Deo Gloria”. La Scrittura non lascia a questo riguardo alcun dubbio: “A te, SIGNORE, la grandezza, la potenza, la gloria, lo splendore, la maestà, poiché tutto quello che sta in cielo e sulla terra è tuo! A te, SIGNORE, il regno; a te, che t'innalzi come sovrano al di sopra di tutte le cose!” (1 Cronache 29:11); «Amen! Al nostro Dio la lode, la gloria, la sapienza, il ringraziamento, l'onore, la potenza e la forza, nei secoli dei secoli! Amen» (Apocalisse 7:12).

La prospettiva naturalista, poi, quella che prevale oggi e che nega l’unicità e l’autorevolezza della rivelazione biblica, ritiene che le concezioni di Dio presenti nel mondo, compresa quella biblica, non siano che tentativi umani di comprendere “il mistero di Dio” e che tutte fondamentalmente si equivalgano o siano fasi di un processo evolutivo del pensiero che porterebbe tutti, a suo tempo, a concezioni “più elevate”. Tutto questo porta a relativizzare le concezioni su Dio e sul divino ed a promuovere una sorta di ecumenismo delle religioni dove si dovrebbe pregare tutti insieme il dio che ciascuno immagina, concedendo che col tempo tutte queste concezioni si amalgamino e convergano in una sola concezione “più elevata” di Dio. I cristiani fedeli al retaggio storico e dottrinale del popolo di Dio attraverso i secoli, però, rifiutano queste aberrazioni discernendo i presupposti alieni di queste concezioni, attenendosi alla concezione del mondo e della vita così come è contenuta nella Bibbia e sistematizzata nelle confessioni di fede.

Un altro aspetto del confessionalismo cristiano che noi sosteniamo, è il riconoscimento delle definizioni trinitarie sanzionate dai sinodi ecumenici della chiesa cristiana tenutesi nei primi cinque secoli della nostra era. Queste definizioni (contenute nei Credo della chiesa antica[33]) riflettono in modo ottimale l’insegnamento biblico sulla Persona ed opera di Gesù Cristo e dello Spirito Santo che, con il Padre, costituiscono il solo vero e vivente Iddio. Non siamo disposti a rimaneggiarne il contenuto cadendo inevitabilmente in antiche eresie alle quali già si è data risposta e sono state condannate. Anche in questo caso la critica che si ode talvolta al riguardo delle definizioni trinitarie degli antichi concili e soprattutto da ambienti neo-liberali, si fondano su discutibili presupposti di critica storico-critica. Sulle implicazioni della (mancata) fedeltà alla Confessione di Fede di molte espressioni contemporanee della chiesa valdese, è interessante il commento al riguardo tratto da un articolo del sito www.valdesi.eu che rileva quale, di fatto, sia “il dio” che oggi spesso e volentieri viene sostituito a quello biblico.

Noi intendiamo ricevere con gratitudine la rivelazione che Dio dà di Sé stesso nella persona e nell’opera del Signore e Salvatore Gesù Cristo, così come ci è autorevolmente presentata nell’intero complesso delle Sacre Scritture. Quello è il Dio vero e vivente con il quale il Signore Gesù ci ha riconciliato e posto in comunione e di altri non vogliamo saperne. Come dice la Scrittura: “Sappiamo pure che il Figlio di Dio è venuto e ci ha dato intelligenza per conoscere colui che è il Vero; e noi siamo in colui che è il Vero, cioè, nel suo Figlio Gesù Cristo. Egli è il vero Dio e la vita eterna” (1 Giovanni 5:20). La nostra vuole essere l’esperienza degli antichi cristiani di Tessalonica: “Infatti da voi la parola del Signore ha echeggiato non soltanto nella Macedonia e nell'Acaia, ma anzi la fama della fede che avete in Dio si è sparsa in ogni luogo, di modo che non abbiamo bisogno di parlarne; perché essi stessi raccontano quale sia stata la nostra venuta fra voi, e come vi siete convertiti dagl'idoli a Dio per servire il Dio vivente e vero, e per aspettare dai cieli il Figlio suo che egli ha risuscitato dai morti; cioè, Gesù che ci libera dall'ira imminente” (1 Tessalonicesi 1:8-10). Questo è il Dio che pure proclamano le nostre confessioni di fede.

Domande di revisione e approfondimento

  • Come definiresti tu Iddio?
  • Quanto pienamente possiamo noi conoscere Dio?
  • Quali sono alcuni degli attributi naturali di Dio? Che cosa essi significano per te personalmente?
  • Quali sono alcuni degli attributi morali di Dio? Che cosa essi significano per te personalmente?
  • Come dimostreresti tu la dottrina della Trinità ad un pentecostale modalista, ad un neo-liberale, oppure ad un Testimone di Geova?
  • Che cosa ci dice di Dio e dei suoi attributi la creazione?
  • Come spiegheresti tu gli attributi naturali di Dio ad un'altra persona? Perché pensi che alcuni teologi li hanno definiti come "incomunicabili"?
  • Come spiegheresti tu gli attributi morali di Dio ad un'altra persona; Perché pensi che alcuni teologi li hanno definiti come "comunicabili"?
  • Disegna un triangolo equilatero e designa gli angoli con il nome delle tre Persone della Trinità. Come designeresti le linee fra gli angoli per mostrare il rapporto intercorrente fra queste Persone?
  • Sviluppa una lista di brani biblici che dimostrino la divinità di Gesù Cristo e la divinità e la personalità dello Spirito Santo. Fallo allo scopo di dimostrare la Trinità ad un Mussulmano o a qualche altro anti-trinitario.

Note

  • [1] Che è il più remoto nel tempo passato, quindi, per estensione primario, fondamentale: Dio è la causa u. dell’universo.
  • [2] “Noi crediamo e confessiamo che vi è un solo Dio (De. 4:35.39; 1 Co. 8:4,6), che è una sola e semplice essenza (Ge. 1:3; Es. 3,14), spirituale ( Gv. 4:24; 2 Co. 3:17), eterna (Ro. 1:20), invisibile (1 Ti. 1:17), immutabile (Ma. 3,6; Nu. 23,19), infinita, incomprensibile (Ro. 11:33; At. 7:48; 17:23), ineffabile, che tutto può (Gr. 10:7.10; Le. 1:37), che è pienamente sapiente (Ro. 16:27), pienamente buona (Mt. 19:17), pienamente giusta (Gr. 12:1; Sl. 119:137) e pienamente misericordiosa (Es. 34:6-7)” (Articolo 1).
  • [3] Da includervi anche la Confessione di fede belga (CFB) del 1562.
  • [4] Così, infatti, la Confessione di fede di Ginevra (CFG) del 1536, la Confessione di fede elvetica posteriore (CFEP) del 1566 e la Confessione di fede di Westminster (CFW) del 1646. Tutto parte da Dio, ma quanto noi sappiamo di Lui deriva dalla Sua Rivelazione scritta. Ritengo che questa sia una metodologia più corretta perché qualsiasi affermazione che facciamo deve essere giustificata sulla base della sua fonte. La questione gnoseologica non è quindi trascurabile.
  • [5] “Dio disse: «Facciamo l'uomo a nostra immagine, conforme alla nostra somiglianza, e abbiano dominio sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra».Dio creò l'uomo a sua immagine; lo creò a immagine di Dio; li creò maschio e femmina” (Genesi 1:26-27).
  • [6] “poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non l'hanno glorificato come Dio, né l'hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato” (Romani 1:19-21).
  • [7] La rivelazione che Dio fa di Sé stesso nella Bibbia è maggiore di quella che traspare nella natura, ma solo nella misura in cui Egli sceglie di farsi conoscere.
  • [8] Isaia 44:6: "Io sono il primo e sono l'ultimo, e fuori di me non c'è Dio”.
  • [9] Giovanni 14:9.
  • [10] Giovanni 4:24
  • [11] Salmo 145:3.
  • [12] Genesi 1:1; Giovanni 1:1.
  • [13] Salmo 90:4; 2 Pietro 3:8
  • [14] Numeri 23:19; 1 Samuele 15:29; Malachia 3:6; Giacomo 1:17.
  • [15] Salmo 102:25-27; Ebrei 1:11,12.
  • [16] Salmo 139:7-10.
  • [17] Geremia 23:23,24.
  • [18] vedi, per esempio, Marco 2:8 e 12:15
  • [19] Salmo 104:24; Proverbi 8:22-36; Giovanni 1:1-3.
  • [20] Vedi 1 Corinzi 1:24; e Ebrei 1:3.
  • [21] Vedi Numeri 23:19.
  • [22] Giovanni 14:6.
  • [23] In altre parola, essa fa riferimento alla maestà di Dio - la sua divinità essenziale - la quale lo distingue come Creatore rispetto alla creatura.
  • [24] Levitico 11:44; 19:2: 20:7; Abacuc 1:13.
  • [25] Per questo i serafini nella visione di Isaia esaltano questi due attributi (vedi Isaia 6:3).
  • [26] Vedi Salmi 89:14; 145:17.
  • [27] 1 Giovanni 4:10, vedi anche il noto versetto Giovanni 3:16 su questo argomento.
  • [28] Un certo numero di altri attributi sono inseparabilmente connessi con il Suo amore: la sua grazia, misericordia, longanimità e fedeltà. La grazia di Dio è la bontà che Dio manifesta verso coloro che pur non se lo meritano (vedi Romani 3:24), la Sua misericordia è il Suo amore mostrato verso coloro che si trovano in afflizione e distretta (Romani 9:18; Efesini 2:4,5); la longanimità è la Sua pazienza nel sopportare il male e nel ritardare il meritato giudizio nel mantenere le Sue promesse verso il popolo del Patto (vedi 2 Timoteo 2:13).
  • [29] Giovanni 13-16.
  • [30] Vedi Matteo 28:19.
  • [31] Geremia 17:10, Apocalisse 2:23; 1 Corinzi 2:11.
  • [32] Le illustrazioni umane non possono adeguatamente mostrare come sia la Trinità, ma esse ci possono aiutare a comprendere certi aspetti della dottrina. Un'illustrazione di ciò che significa tre in uno, è quella di un triangolo equilatero, figura geometrica con tre lati uguali. Un altro può essere vista nel fatto che gli elementi della terra possono esistere in tre modi differenti: a certe temperature essi sono solidi, ad altre sono liquidi, ad altre ancora sono gassosi. L'acqua, per esempio, può essere ghiaccio, liquida oppure vapore -tutt'e tre vengono definite dalla formula H2O, tutt'e tre sono composti dalla stessa sostanza ed hanno le stesse qualità chimiche.
  • [33] Credo

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