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D. 97. A quale particolare funzione adempie la legge morale per le persone rigenerate?

R. Sebbene coloro che sono rigenerati e credono in Cristo siano liberati dalla legge morale in quanto patto d’opere, tanto che essa né li giustifica, né li condanna, essa, oltre al suo uso generale comune a tutte le creature umane, assolve ad una speciale funzione, cioè mostrare loro quanto essi siano legati a Cristo, avendola Egli adempiuta e sopportatene la maledizione al loro posto e per il loro bene. Essa li sospinge così ad una maggiore riconoscenza e ad esprimerla nella sempre maggiore loro cura di conformarsi ad essa come regola della loro ubbidienza.

[edit] Riferimenti biblici

  • I rigenerati non sono giustificati per la loro ubbidienza alla legge morale, né condannati perché l'hanno violata. "...infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio ... Perciò, se lei diventa moglie di un altro uomo mentre il marito vive, sarà chiamata adultera; ma se il marito muore, ella è libera da quella legge; così non è adultera se diventa moglie di un altro uomo. Così, fratelli miei, anche voi siete stati messi a morte quanto alla legge mediante il corpo di Cristo, per appartenere a un altro, cioè a colui che è risuscitato dai morti, affinché portiamo frutto a Dio. Infatti, mentre eravamo nella carne, le passioni peccaminose, risvegliate dalla legge, agivano nelle nostre membra allo scopo di portare frutto per la morte; ma ora siamo stati sciolti dai legami della legge, essendo morti a quella che ci teneva soggetti, per servire nel nuovo regime dello Spirito e non in quello vecchio della lettera" (Romani 8:14; 7:3-6); "...ma quando giunse la pienezza del tempo, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinché noi ricevessimo l'adozione" (Galati 4:4;5).
  • La legge morale mostra ai cristiani quanto essi debbano a Cristo, avendo Egli adempiuto per loro ciò che la legge esige e pagato il prezzo delle loro trasgressioni. "...perché mediante le opere della legge nessuno sarà giustificato davanti a lui; infatti la legge dà soltanto la conoscenza del peccato" (Romani 3:20); "...contro queste cose non c'è legge" (Galati 5:23); "Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù" (Romani 8:1).
  • La legge morale stimola i cristiani a manifestare la loro riconoscenza verso Dio per la redenzione che Egli ha provveduto per loro in Cristo. "Infatti la donna sposata è legata per legge al marito mentre egli vive; ma se il marito muore, è sciolta dalla legge che la lega al marito" (Romani 7:2,25);"Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato" (Romani 8:3-4); "Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito" (Galati 3:13-14).
  • La legge morale è per i cristiani il criterio rispetto al quale modellare la loro condotta, non ai fini di conseguire la vita eterna ubbidendo ad essa, ma ai fini di esprimere, praticandola, la loro gratitudine verso Dio per il dono che è stato loro fatto della salvezza in Cristo. "...Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l'uomo interiore ... Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà" (Romani 7:22;12:2); "Infatti la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, e ci insegna a rinunciare all'empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo, aspettando la beata speranza e l'apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù. Egli ha dato se stesso per noi per riscattarci da ogni iniquità e purificarsi un popolo che gli appartenga, zelante nelle opere buone"(Tito 2:11-14).

[edit] Commento

Quando un uomo (o una donna) viene spiritualmente rigenerato e giunge al ravvedimento ed alla fede in Cristo, il suo rapporto con la legge morale cambia. È istantaneamente e per sempre liberato da tutti i suoi vani sforzi di salvarsi da solo attraverso l'ubbidienza ad essa come pure dalla condanna che giustamente merita come suo trasgressore. Attraverso l'opera del Salvatore Gesù Cristo siamo, infatti, riscattati e guadagnati a Dio per sola Sua grazia. Ora, grazie a Cristo, siamo sciolti dai legami della legge e dal suo peso opprimente, non perché noi se ne possa fare a meno o la legge morale in quanto tale sia "superata", ma per viverla con uno spirito diverso. Essa ci rammenta quanto noi si debba a Cristo per la nostra salvezza e ne seguiamo con gioia i precetti per onorarne la giustizia e soprattutto per onorare e ringraziare Dio che, tramite essa, esprime la Sua volontà.

La Bibbia insegna che il cristiano non è più sotto la legge, ma sotto la grazia ["infatti il peccato non avrà più potere su di voi; perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia" (Romani 6:14)]. Questo, però, non conduce il vero cristiano ad ignorare la legge morale stabilita di Dio e a vivere come meglio ritiene opportuno credendosi libero di impostare il proprio comportamento in modo soggettivo, in ubbidienza, come spesso si sente affermare, ad un generico principio di amore. La legge morale stabilita di Dio rimane il criterio morale autorevole rispetto al quale ci si confronta ed impostiamo la nostra vita. Il cristiano onora la legge morale stabilita di Dio perché vi trova espressa la volontà del Dio che ama e serve. Egli onora Dio onorando la Sua legge. Benché la legge morale di Dio non sia più per il cristiano un mezzo per guadagnarsi la salvezza o qualcosa la cui trasgressione lo potrebbe condannare senza appello, egli riconosce in essa la regola di una vita ordinata e produttiva, una vita che davvero "funziona", "come Dio vuole". Come si può, infatti, ignorare l'espressa volontà di chi si ama e al quale tutto si deve? L'apostolo Paolo, pur affermando la salvezza per grazia mediante la fede, dichiara di non essere "senza la legge di Dio", ma "sotto la legge di Cristo", vale a dire di ubbidire alla legge di Dio non nello spirito degli scribi e dei Farisei, ma nello spirito di Cristo (1 Corinzi 9:19-21).

È in questa prospettiva che il cristiano può ancora peccare quando, benché non siano più "peccati mortali", cade in comportamenti che disonorano ed amareggiano Dio: "Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati per il giorno della redenzione" (Efesini 4:30). L'autentico cristiano rimane un uomo o una donna spesso contraddittorio rispetto alla sua confessione di fede. Benché spiritualmente rigenerato, non sarà completamente quaggiù un "uomo nuovo" permanendo in lui tratti (più o meno numerosi) di "uomo vecchio". Egli è al tempo stesso giusto e peccatore ("simul justus et peccator"). Il cristiano, dopo essere caduto ed avere disubbidito alla volontà rivelata di Dio, se ne rammarica e chiede, con il perdono di Dio, la forza di emendare il proprio comportamento errato e di procedere più decisamente sulla via della santificazione. "Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi, e la verità non è in noi. Se confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità. Se diciamo di non aver peccato, lo facciamo bugiardo, e la sua parola non è in noi. Figlioli miei, vi scrivo queste cose perché non pecchiate; e se qualcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto. Egli è il sacrificio propiziatorio per i nostri peccati" (1 Giovanni 1:8-2:2).

[edit] Ulteriori questioni

Che dire del legalismo ieri ed oggi?

Il tentativo di far dipendere la salvezza (oppure, una volta salvati, la permanenza in condizione di salvezza), è chiamato legalismo. Al tempo di Gesù esso trovava espressione nell'atteggiamento degli Scribi e dei Farisei che Gesù condanna. Lo spirito del legalismo potrebbe essere sintetizzato nello slogan: "Troppo poco e troppo tardi". "Troppo poco" perché Dio esige ubbidienza perfetta alla legge morale mentre il peccatore sarà sempre gravemente carente nella sua ubbidienza; "troppo tardi, perché la possibilità di guadagnarsi vita eterna attraverso l'ubbidienza alla legge è cessata nell'Eden molto tempo fa. Il legalismo viene talvolta praticato anche da molti che pur si dicono cristiani. Una persona potrebbe professare la teologia della grazia, eppure, senza rendersi conto dell'incoerenza, essere influenzata da una mentalità legalistica. Laddove l'insegnamento biblico sulla salvezza per grazia non è conosciuto o compreso, vi sono coloro che sinceramente credono di potersi guadagnare vita eterna tramite le loro buone opere. Anche fra coloro che conoscono e comprendono l'insegnamento della Bibbia sulla salvezza per grazia spesso cadono inconsapevolmente in un modo di pensare legalistico ritenendo, per esempio, come l'opera di Cristo sia solo "sussidiaria" ai propri sforzi meritori (Cristo integrerebbe quel che noi non siamo in grado da soli di realizzare), oppure che un credente possa conservare la salvezza ricevuta da Cristo soltanto ubbidendo diligentemente alla legge morale altrimenti la perderebbe.

Questi insegnamenti sono sbagliati e non corrispondono a ciò che afferma il Nuovo Testamento. Il peccato disabilita la creatura umana dal guadagnarsi la salvezza. Inoltre la salvezza è dal principio alla fine opera di Dio in Cristo attraverso la potenza rigenerante dello Spirito Santo. Rimedio al legalismo è rendersi conto del completo fallimento e futilità del legalismo, come pure nel cercare un'esperienza più profonda e personale dell'insegnamento biblico sulla salvezza per grazia. Un tipo di religione legalistico non conduce ad una reale riconoscenza verso Dio. Al contrario, ingannandosi al riguardo dei propri presunti successi nell'osservare la legge di Dio, produce l'orgoglio spirituale di chi, rispetto ad altri, si ritiene "arrivato".


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