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D. 96. A quale particolare funzione adempie la legge per le persone irrigenerate?

R. La legge morale, per le persone irrigenerate, adempie alla funzione di risvegliare la loro coscienza affinché sfuggano all’ira a venire e si accostino a Cristo; oppure, se esse dovessero perseverare nella loro condizione sulla via del peccato, renderli inescusabili e sottoposti alla sua maledizione.

[edit] Riferimenti biblici

  • La legge morale di Dio è applicabile agli empi ed ai ribelli.…sappiamo anche che la legge è fatta non per il giusto ma per gl'iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e gl'irreligiosi, per coloro che uccidono padre e madre, per gli omicidi, per i fornicatori, per i sodomiti, per i mercanti di schiavi, per i bugiardi, per gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina” (1 Timoteo 1:9-10).
  • La legge morale di Dio è utile per guidare i peccatori a Cristo affinché siano salvati. “Così la legge è stata come un precettore per condurci a Cristo, affinché noi fossimo giustificati per fede” (Galati 3:24).
  • La legge morale di Dio lascia i peccatori inescusabili. “…infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono (...) essi dimostrano che quanto la legge comanda è scritto nei loro cuori, perché la loro coscienza ne rende testimonianza e i loro pensieri si accusano o anche si scusano a vicenda” (Romani 1:20; 2:15).
  • La legge morale di Dio dichiara il peccatore inadempiente e quindi maledetto.Infatti tutti quelli che si basano sulle opere della legge sono sotto maledizione; perché è scritto: «Maledetto chiunque non si attiene a tutte le cose scritte nel libro della legge per metterle in pratica»” (Galati 3:10).

[edit] Commento

La legge morale di Dio esercita funzioni diverse rispettivamente per quanto riguarda le persone in comunione con Cristo e quelle che il Catechismo chiama "le persone irrigenerate". L'aggettivo "irrigenerato" significa "non (spiritualmente) rigenerato" e deriva dal concetto biblico di rigenerazione o "nuova nascita". Il Signore Gesù dichiara espressamente: "In verità, in verità ti dico che se uno non è nato di nuovo non può vedere il regno di Dio" (Giovanni 3:3). Anche detta "nascita dall'alto", la rigenerazione è l'opera sovrana dello Spirito Santo di Dio mediante la quale una persona, dopo aver udito il messaggio dell'Evangelo, ne rimane interiormente colpito (viene "risvegliata") e giunge al ravvedimento ed alla fede in Cristo, incamminandosi sulla via del discepolato cristiano e della santificazione. Le persone "irrigenerate" sono quelle che non hanno mai fatto l'esperienza della conversione a Cristo e si trovano nella condizione descritta dall'Apostolo Paolo quando scrive: "Ricordatevi che in quel tempo eravate senza Cristo, esclusi dalla cittadinanza d'Israele ed estranei ai patti della promessa, senza speranza e senza Dio nel mondo" (Efesini 2:12).

Di fatto, a legge morale di Dio non è uno strumento di salvezza ma di dannazione, infatti la Scrittura dice: «Maledetto chiunque non si attiene a tutte le cose scritte nel libro della legge per metterle in pratica» (Galati 3:10). Essa, però, per gli irrigenerati, per le persone che non sono state (ancora) convertite a Cristo e che vivono in condizione di immoralità, vale a dire: "...per gl'iniqui e i ribelli, per gli empi e i peccatori, per i sacrileghi e gl'irreligiosi, per coloro che uccidono padre e madre, per gli omicidi, per i fornicatori, per i sodomiti, per i mercanti di schiavi, per i bugiardi, per gli spergiuri e per ogni altra cosa contraria alla sana dottrina" (1 Timoteo 1:9-10), essa assume un ruolo particolare, quello elencato da questa risposta del Catechismo.

1. La legge morale scuote e risveglia la loro coscienza affinché, consapevoli della giusta ira di Dio che i loro peccati meritano, implorino di tutto cuore Dio affinché ne siano risparmiati, accogliendo senza riserve quanto Dio provvede loro nel Salvatore Gesù Cristo. È così che la legge morale diventa per loro un pedagogo o precettore per condurli a Cristo. Oppure:

2. Perseverando in ciò che Dio considera peccato, rifiutano di credere di essere sottoposti al giudizio di Dio o credono di poter essere perdonati senza la conversione e la fede in Cristo. La legge morale di Dio, così, proclama la loro irreparabile colpevolezza e condanna rendendoli inescusabili, cioè nell'impossibilità di scusarsi affermando di non avere udito quanto Dio giustamente commina al peccatore impenitente ed incredulo.

[edit] Ulteriori questioni

Tutti i peccatori non salvati hanno una conoscenza della legge morale di Dio?

Sì, non solo quelli che conoscono la Bibbia, ma anche coloro che sono completamente ignoranti della Bibbia, inclusi i pagani, hanno una qualche conoscenza della legge morale di Dio sulla base della rivelazione naturale nel cuore umano. Quelli, però, che hanno solo la rivelazione naturale della legge morale di Dio ne hanno una conoscenza confusa ed incompleta. Essa, però, è sufficiente a renderli inescusabili. Coloro che possono godere della luce della Scrittura hanno una conoscenza molto più grande e chiara della legge morale di Dio.

La legge morale di Dio risveglia forse la coscienza di tutti i peccatori e li porta a Cristo per essere salvati?

No, per quanto sia vero che tutti i peccatori abbiano una qualche conoscenza della legge morale di Dio, molti fra loro non giungono mai veramente a Cristo per la loro salvezza. La legge morale di Dio, da sé stessa, non ha la capacità di condurre alcun peccatore alla salvezza in Cristo. È solo quando la conoscenza della legge morale è accompagnata dall'opera sovrannaturale dello Spirito Santo di Dio che il peccatore è condotto a Cristo [cfr. " Una donna della città di Tiatiri, commerciante di porpora, di nome Lidia, che temeva Dio, ci stava ad ascoltare. Il Signore le aprì il cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo" (Atti 16:14)]. Se poi ci si chiede perché lo Spirito Santo non apra il cuore di tutti i peccatori affinché trovino salvezza in Cristo, la Scrittura parla della sovranità di Dio, mediante la quale Egli elegge e salva chi Lui vuole per ragioni che non ci sono rivelate ma che comunque non dipendono da alcunché di meritevole si trovi nella creatura. La Bibbia insegna chiaramente che Dio ha scelto di salvare, fra l'umanità peccatrice, un certo numero di persone e che Egli salva coloro che Egli ha scelto. Il motivo di questa discriminazione è fra le cose che non ci sono state rivelate, se non che Egli destina giustamente un certo numero alla perdizione a lode della Sua giustizia e ne salva altre a lode della Sua immeritata misericordia.

Quale spazio può avere la legge morale di Dio nell'evangelizzazione biblica?

Sebbene il termine "evangelizzazione" significhi "proclamazione dell'Evangelo", dobbiamo renderci conto che l'Evangelo è privo di significato senza la legge. Evangelo è la buona notizia della salvezza dal peccato e dalle sue conseguenze. Il peccato è la trasgressione della legge: se non vi è la consapevolezza di essere trasgressori della legge morale di Dio e per questo giustamente condannati, nessuno di fatto sentirà il bisogno dell'Evangelo, nessuno sentirà di averla trasgredita. Nessun programma di evangelizzazione potrà dirsi rispondente al significato che le dà la Bibbia se essa non mette in evidenza come uomini e donne si trovino in stato di irreparabile condanna a causa della loro infrazione alla legge morale di Dio. Gran parte della cosiddetta evangelizzazione moderna dice ben poco sulla legge di Dio, sul peccato e sul ravvedimento e parla di un non meglio precisato "amore di Dio" che salva da non si sa bene cosa e perché, di un "accettare Cristo" sulla base di motivazioni che non corrispondono a quelle presentate dal Nuovo Testamento. È quindi urgente rivalutare il ruolo della legge morale di Dio nell'ambito dell'evangelizzazione. Senza di questo siamo in presenza di un "vangelo" malinteso e falsato.


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