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D/R 39 - indice - D/R 41


D. 40. Perché era necessario che il Mediatore fosse sia Dio che uomo in una sola Persona?

R. Era necessario che il Mediatore, che doveva riconciliare Dio e uomo, dovesse essere Egli stesso sia Dio che uomo, e questo in una Persona, affinché le opere proprie di ciascuna natura potessero essere accolte da Dio per noi, ed in esse noi potessimo confidare come le opere di un'unica persona.

Riferimenti biblici

  • Il Mediatore, sia Dio che uomo in una persona. "Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù, perché è lui che salverà il suo popolo dai loro peccati». Tutto ciò avvenne, affinché si adempisse quello che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «La vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emmanuele», che tradotto vuol dire: «Dio con noi»." (Matteo 1:21-23).
  • Le opere di ciascuna delle due nature del Mediatore accolte da Dio per noi come l'opera dell'intera Persona. "Ed ecco una voce dai cieli che disse: «Questo è il mio diletto Figlio, nel quale mi sono compiaciuto»" (Matteo 3:17); "...quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offrì se stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente" (Ebrei 9:14).
  • Il Mediatore e la Sua opera, come un intero, affinché in esse noi potessimo confidare per la nostra salvezza. "Infatti si legge nella Scrittura: «Ecco, io pongo in Sion una pietra angolare, scelta, preziosa e chiunque crede in essa non resterà confuso»" (1 Pietro 2:6).

Commento

E' stato giustamente osservato come la nostra salvezza dipenda di fatto dall'esecuzione di opere meritorie: non le nostre (perché non ne siamo capaci) ma quelle del Signore e Salvatore Gesù Cristo. I meriti conseguenti alle Sue opere ci vengono accreditati allorché ci abbandoniamo con fiducia alla Sua mediazione. Nella Sua Persona sussistono due nature, quella di Dio e quella umana. Ciascuna di queste nature svolge funzioni ad essa proprie. E' quello che abbiamo appreso nella D/R 38 e D/R 39 del Catechismo Maggiore di Westminster. La D/R 40, quella di cui trattiamo oggi, evidenzia come queste due nature siano armoniosamente presenti in Cristo.

L'opera specifica che adempie la Sua natura divina è presentata nel testo di Ebrei 9:14 "...quanto più il sangue di Cristo, che mediante lo Spirito eterno offrì se stesso puro di ogni colpa a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente!". Quel "mediante lo Spirito eterno" [διὰ πνεύματος αἰωνίου] potrebbe pure meglio tradursi "mediante la Sua divina natura", vale a dire, attraverso la Sua divina natura Cristo offrì Sé stesso a Dio in sacrificio per espiare i peccati del Suo popolo. La Sua divina natura è quella che ha dato valore ed efficacia al sacrificio ed alle sofferenze della Sua natura umana.

Si pone però il problema di come interpretare quei testi che indicano come ciò che è proprio ad una sola delle nature del Cristo si riferiscano pure all'altra natura. Atti 20:28, per esempio, afferma: "Badate a voi stessi e a tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha costituiti vescovi, per pascere la chiesa di Dio, che egli ha acquistata con il proprio sangue". Qui troviamo il sangue, che è parte della natura umana del Cristo, associata al nome Dio, che appartiene alla Sua natura divina. Allo stesso modo Giovanni 6:62: "E che sarebbe se vedeste il Figlio dell'uomo ascendere dov'era prima?". Qui il titolo associato alla natura umana di Cristo, cioè "Figlio dell'uomo" è usato in connessione ad un fatto riguardante la natura divina, vale a dire la Sua eterna pre-esistenza in cielo, prima di incarnarsi in questo mondo. In questi come in altri testi simili la spiegazione è che l'unità della Persona di Cristo permette il riferimento a ciascuna delle Sue nature in termini che sarebbero da applicarsi strettamente all'altra natura.

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