Catgin 1-6

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Il peccato e la morte

Nella Scrittura vengono chiamati peccato tanto la perversità della nostra natura umana, che è la fontana di tutti i vizi, come le concupiscenze malvagie che nascono da essa e i delitti iniqui che vengono da queste concupiscenze, come omicidi, furti, adulteri e altri del genere.

Dunque noi, peccatori sin dal seno materno, nasciamo soggetti all’ira ed alla vendetta di Dio, e divenuti adulti attiriamo su noi un sempre più grave giudizio di Dio. Infine con tutta la nostra vita tendiamo sempre più verso la morte; perché, se non v’è dubbio che ogni iniquità sia esecrabile per la giustizia di Dio, che cosa possiamo attendere dalla faccia di Dio, noi miserabili che siamo oppressi da un sì grave carico di peccato e insozzati da infinita lordura, se non di rimanere certamente confusi per la sua indignazione?

Questo pensiero, sebbene abbatta l’uomo per il terrore che incute e l’opprima fino alla disperazione, pure ci è necessario, affinché, spogliati della nostra giustizia, perduta la fiducia nella nostra virtù, privati d’ogni speranza di vita, impariamo dalla coscienza della nostra povertà, miseria ed ignominia a prostrarci davanti al Signore e a dargli ogni gloria di santità, virtù e salvezza, col riconoscimento della nostra iniquità, impotenza e perdizione

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