Catgin 1-3

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La conoscenza che dobbiamo avere di Dio

Ora, poiché la maestà di Dio sorpassa le capacità dell’intelletto umano e non può venire compresa da esso, dobbiamo piuttosto adorare la sua maestà che investigarla, affinché non rimaniamo oppressi da sì grande splendore. Perciò dobbiamo cercare e considerare Dio nelle sue opere, che per questa ragione vengono chiamate dalla Scrittura rappresentazione delle cose invisibili [Rom 1:20; Ebr 11:11] poiché esse ci lasciano scorgere quello che altrimenti non possiamo conoscere del Signore.

Ora ciò non tiene sospeso il nostro intelletto mediante speculazioni frivole e vane, ma è cosa che dobbiamo conoscere, perché genera, alimenta e conferma in noi una pietà verace e solida, cioè una fede unita a timore.

Noi dunque contempliamo in questa universalità di cose l’immortalità del nostro Dio, dalla quale procede il principio e l’origine di tutte le cose: la sua potenza, che ha creato un’opera sì grande e ora la regge, la sua sapienza che ha composto e governa una sì numerosa e confusa varietà d’esseri con un ordine così distinto, la sua bontà, che è la causa per la quale tutte le cose sono state create e ora sussistono, la sua giustizia che si manifesta in modo meraviglioso nella difesa dei buoni e nella vendetta sui malvagi, la sua misericordia che, per chiamarci a ravvedimento, sopporta le nostre iniquità colla sua grande benignità.

Certo, con tutto ciò noi dovremmo essere ammaestrati abbondantemente quanto occorre intorno a Dio, se la nostra ruvidezza non fosse cieca per una sì gran luce. Pure noi non pecchiamo qui solo per accecamento, ma la nostra perversità è tale che quando essa considera le opere di Dio, non v’è nulla che non comprenda in senso malvagio e perverso, sicché sovverte tutta la sapienza celeste, che altrimenti risplende vivamente.

Dobbiamo dunque venire alla Parola ove Dio ci è molto ben descritto mediante le opere sue, perché queste opere vengono stimate non secondo la perversità del nostro giudizio, ma secondo la regola della verità eterna. Qui dunque impariamo che il nostro Dio solo ed eterno è l’origine e la fonte d’ogni vita, giustizia, sapienza, virtù, bontà e clemenza. E poiché ogni bene senza eccezione viene da Lui, così pure a buon diritto deve tornare a Lui ogni lode. E per quanto tutte queste cose appaiano chiaramente in ogni parte del cielo e della terra, pure solo allora comprendiamo veramente ciò a cui principalmente tendono, quel che valgono e a che fine dobbiamo intenderle, quando scendiamo in noi stessi e consideriamo in che modo il Signore manifesta in noi la sua vita, sapienza e virtù ed esercita verso di noi la sua giustizia, clemenza e bontà.

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