Accountability/Accountability02

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2. La responsabilizzazione

Dovremo rendere conto a Dio di noi stessi e quindi dobbiamo vivere responsabilmente, vale a dire vivere come persone che sono responsabilizzati nell’adempiere ciò che Dio si aspetta da noi in quanto cristiani verso di Lui, verso i nostri fratelli e sorelle in fede e verso il nostro prossimo in generale.

Questo implica senso di responsabilità verso noi stessi, impegno nella nostra personale crescita morale e spirituale ad immagine di Cristo. Tutto questo è lasciato forse al caso oppure alle nostre saltuarie iniziative ogni qual volta ci accorgiamo che “dovremmo fare qualcosa” per prenderci cura della nostra vita spirituale? Siamo forse lasciati ad una non meglio precisata “guida dello Spirito Santo” nella nostra vita cristiana? E’ soltanto a Dio, privatamente, che dovremmo rendere conto di noi stessi? No, la vita cristiana è discepolato, e il discepolato implica vivere in un contesto didattico strutturato, metodico dove gli “studenti” (i discepoli) si rapportano agli altri studenti ed ai loro insegnanti. In questo contesto si “studia assieme” ad altri verificando a vicenda il nostro impegno a studiare ed il nostro effettivo apprendimento! Allo stesso modo il nostro insegnante non è semplicemente “un video” a cui assistere e dal quale prendere appunti, ma una persona reale con cui rapportarci e che ci accompagnerà, non soltanto facendoci fare esami e “compiti in classe”, ma anche seguendoci personalmente ed aiutandoci. Gli iscritti ad una scuola si sottopongono volontariamente ad una disciplina ed accettano il rendicontamento delle proprie attività di sudenti. Allo stesso modo i cristiani si sottopongono ad una disciplina spirituale e si rapportano con i loro fratelli e sorelle in fede (fra i quali i conduttori della loro comunità) per “controllarsi” reciprocamente, camminare assieme e vegliare l’uno sull’altro, il tutto finalizzato alla nostra crescita morale e spirituale ad immagine di Cristo.

In che modo giungere, così, alla maturità cristiana, ad un vivo “senso di responsabilità”, una viva coscienza delle nostre responsabilità verso Dio, verso gli altri? Stabilendo fra i credenti delle precise “strutture di responsabilizzazione” che permettano - attraverso significativi rapporti fraterni - di promuovere consapevolmente e verificare la rispettiva crescita nella fede.

Quando ci riferiamo alla “responsabilizzazione” (accountability) non intendiamo giustificare l’uso di tecniche coercitive, invadere la privacy, portare le persone sotto il peso di tabù altrui, legalismo o tattiche di dominio delle coscienze. Al contrario, promuovendo “strutture di responsabilizzazione” intendiamo sviluppare rapporti tali con altri cristiani che aiutino a favorire “realtà” spirituali (non finte professioni o superficiali di fede), onestà, obbedienza a Dio, e valutazione autentica del proprio cammino di fede e del proprio rapporto con Dio e con gli altri. Parliamo di rapporti che aiutino i credenti a trasformare sé stessi mediante lo Spirito di Dio e la verità della Parola di Dio attraverso la convinzione spirituale interiore e la fede

Di Cristo noi siamo “il gregge”, ma si sa come le “pecore” tendano ad errare (questo non è affatto un paragone umiliante, ma la realtà dei fatti!), ecco, così, come la promozione di strutture di responsabilizzazione è semplicemente uno dei modi per i quali Dio ci rende responsabili verso di Lui. Lasciati a noi stessi, infatti, vi è la grande tentazione di fare solo ciò che vogliamo e quando vogliamo, piuttosto ciò che Dio vuole ed è meglio per gli altri.

Che cosa intendiamo, quindi, per “responsabilizzazione” e “rendicontazione”? Parliamo della necessità di ammestrarci, esortarci, sostenerci ed incoraggiarci a vicenda in modo tale da promuovere il comune senso di responsabilità verso Cristo e gli altri nel corpo di Cristo, giammai manipolazione o dominio.

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