1 Corinzi 11:29 - Discernere il corpo di Cristo

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Mi scrivono: "...le scrivo dalla provincia di ***, vorrei chiederle una sua spiegazione vista dal punto di vista della riforma della Cena del Signore e in riferimento alle parole di paolo in 1 Corinzi 11:29 "...poiché chi mangia e beve, mangia e beve un giudizio contro se stesso, se non discerne il corpo del Signore". Io sono cattolico,frequento un movimento carismatico cattolico e per l'origine stessa di questo movimento ogni tanto mi sento libero di frequentare una chiesa evangelica pentecostale ADI qui a ***. Effettivamente,,visto che quando propongo ad un evangelico di commentarmi questo brano(non lo faccio per polemica solo perche voglio comprendere), mi si risponde genericamente che sono dei simboli. Chiedo allora a Lei: nella CEI la parola "discernere" viene tradotta in "riconoscere". Vorrei capire se almeno spiritualmente per voi evangelici c'e una presenza spirituale di Gesu Cristo. Certo di una sua risposta".


Purtroppo nelle chiese di tipo pentecostale prevale molta superficialità teologica ed impreparazione, tanto che le concezioni diffuse a livello popolare sono, nella migliore delle ipotesi, alquanto "rozze". Spesso, per distinguersi dal Cattolicesimo, del quale si critica il sacramentalismo, il membro di chiesa medio di quelle comunità cade all'estremo opposto, parlando impropriamente del Battesimo e della Cena del Signore come di "simboli". Ne riduce così il significato e di fatto li svuota della loro pregnanza spirituale rendendosi colpevole proprio della situazione denunciata dall'Apostolo, vale a dire, non discernendovi il corpo del Signore, presente in maniera spirituale.

Secondo la teologia riformata classica la Cena del Signore commemora e suggella, tramite il pane ed il vino mangiato e bevuto, la partecipazione ai meriti del corpo e del sangue di Cristo, dato da Lui per la nostra salvezza e la nostra comunione vitale con Lui. L’acqua del Battesimo e il pane ed il vino della Santa Cena sono e rimangono, è vero, segni esteriori, ma ricevono nuovo significato e dignità quando vengono usati dal popolo di Dio in ubbidienza al comandamento del Signore. In questo senso essi acquisiscono sacralità e devono essere fatti oggetto del massimo rispetto.

Nel corso dei secoli, il sacramentalismo cattolico-romano e ortodosso orientale ha di fatto trasformato l'ordinanza della Cena del Signore in un rito magico e superstizioso "materializzandovi" la presenza del Signore che andrebbe intesa solo in senso spirituale. Gestito da caste sacerdotali che se ne sono arrogate “l'amministrazione”, esse credono di gestire, attraverso i sacramenti, nulla di meno che la grazia di Dio. La semplicità e bellezza dell'antico memoriale del sacrificio di Cristo è andata così perduta. D'altro canto, per reazione, ridotto dagli altri a nudo "simbolo", alcuni raggruppamenti cristiani radicali hanno tanto spogliato questo rito di solennità e mistero da renderlo spesso qualcosa di banale, comune, privo di spiritualità, abitudinario e del tutto insoddisfacente.

In entrambi i casi, a nostro avviso, siamo di fronte a forme di “profanazione” della Cena del Signore. Essa rimane “cosa seria” da celebrare con solennità, rispetto, e profonda comprensione del suo significato e valore, perché attraverso di essa il cristiano esprime il proprio affidamento al Signore e Salvatore Gesù Cristo. Tramite questo gesto, la sua comunione con Cristo viene rafforzata attraverso "la memoria" di ciò che Egli ha compiuto per pagare il prezzo del suo peccato e guadagnargli così la grazia della riconciliazione con Dio e la salvezza. Iddio, infatti, nella Sua grazia, è così che Egli conferma pure la Sua promessa di prendersi cura, di “nutrire” in Cristo, la sua vita per il tempo e l'eternità.

In che modo sia necessario essere “degni” di partecipare alla Cena del Signore è indubbiamente dibattuto. Si va dagli estremi di riservarne la partecipazione solo a “pochi eletti” e “perfetti”, fino alla “generosa” ammissione di chiunque lo desideri senza verificarne se ne abbia veramente titolo. Vi sono chiese che legiferano in modo molto discutibile sulle “condizioni di ammissione” alla Cena del Signore, più o meno larghe a seconda dei casi.

Nelle istruzioni dell'Apostolo Paolo, in questa epistola, è la persona stessa che è chiamata a verificare se, in tutta coscienza, quando vi partecipa, discerne il corpo del Signore. Ho riconosciuto io di essere un povero peccatore che solo la Persona e l'opera di Gesù Cristo può salvare? Aderisco a Cristo con fede impegnandomi a camminare con Lui come Suo discepolo abbandonando ciò che Dio considera peccato? Ho compreso che sulla croce Cristo ha pagato il prezzo dei miei peccati dandomi così titolo alla grazia dell'eterna salvezza in comunione con Dio? Riconosco che nella Cena del Signore queste verità solo solennemente proclamate e che il parteciparvi mi impegna personalmente e, del come vi partecipo, sarò chiamato a renderne conto?

Il pane ed il vino della Cena del Signore sono così allora segno e suggello della comunione fra il cristiano ed il Signore Gesù Cristo e del suo coinvolgimento nella comunità cristiana. Se non è così, devo fare molta attenzione perché la cosa potrebbe avere gravi conseguenze. Non sappiamo in che modo la partecipazione alla Cena del Signore di persone immorali e sconsiderate a Corinto avesse avuto i drammatici risultati menzionati nel testo, ma è meglio prendere la cosa molto seriamente. Il Signore Gesù non respinge chiunque vada a Lui con fede, ma che avverrà a chi fa uso delle Sue ordinanze “tanto per fare”, "alla leggera" o peggio solo per prendersene gioco?

Riteniamo, è vero, che gli elementi della S. Cena siano e rimangano pane e vino. Non c'è, infatti, alcuna presenza fisica del Signore, non vi si opera alcun miracolo. Solo coloro che ricevono questi segni e simboli con vera fede, che celebrano la loro partecipazione ai benefici dell'unico sacrificio di Cristo.

Ne hanno beneficio spirituale solo co­loro che vi partecipano "degnamente". Ciò non significa però "meritarlo" (nessuno lo potrebbe) ma avere quell'atteggiamento della mente e del cuore che sia convenevole. Devono saper "discer­nere il corpo del Signore", cioè devono comprendere la differenza fra la morte di Gesù Cristo e qualsiasi altra morte, apprezzare la natura dell'opera di Cristo nel soffrire l'ira di Dio in favore del Suo popolo, riconoscere la sofferenza e morte del Salvatore come propiziazione per i nostri peccati.

La persona "degna" riconosce la sua indegnità ed ha un cuore pieno di gratitudine per ciò che Dio ha compiuto per lui in Cristo. Dobbiamo esaminare noi stessi per verificare se abbia­ mo un giusto rapporto con Lui, se abbiamo ravvedimento, fede, amore ed obbedienza, se queste realtà sono presenti in noi. Se ci accostiamo alla mensa del Signore comprendendo di aver biso­gno di essere perdonati e purificati, desiderando che il Signore ci dia la forza per vivere meglio per Lui, allora siamo "degni" e possiamo ricevere con gioia questo sacramento. In esso viene per noi riconfermato che la nostra salvezza nonè né più né meno che Cristo e la Sua opera compiuta.

[edit] Per approfondire

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